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Ultim’ora, arrestato ex magistrato Bellomo

Maltrattamenti ed estorsione, arrestato ex magistrato Bellomo: ai domiciliari ex giudice per i fatti che risalgono agli anni 2011-2018. Una svolta che ha abbastanza fatto già scalpore: Francesco Bellomo, ex giudice barese del Consiglio di Stato è finito agli arresti, subendo una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Bellomo, l’ex magistrato finisce agli arresti: domiciliari notificati all’ex giudice barese

Che cosa è successo? Di cosa si tratta e quali evoluzioni avrà la vicenda? La faccenda si riferisce alle vicissitudini degli anni 2011-2018: dalle prime informazioni relative alle indagini emergerebbe come l’uomo avrebbe imposto alle borsiste del suo corso dei particolari dress code e il rispetto di un contratto. Inoltre, parrebbe che sia indagato anche per calunnia nei confronti del premier Conte.

Aggiornamento ore 11.25

Dunque è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a Francesco Bellomo, ex giudice barese del Consiglio di Stato, nonché noto docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata ‘Diritto e Scienza’.

Ai danni di Bellomo sono imputati i reati di maltrattamento nei confronti di quattro donne, tre borsiste e una ricercatrice, alle quali avrebbe imposto anche un dress code, ed estorsione aggravata ai danni di un’altra corsista.

Nel particolare, si parla di eventi risalenti agli anni 2011-2018. L’arresto di Bellomo arriva su input del gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Stando a quanto emerge, il reato di maltrattamenti sarebbe stato commesso da Bellomo nei riguardi di donne con cui, pare, avrebbe avuto una relazione sentimentale, in concorso con l’ex pm di Rovigo Davide Nalin, coordinatore delle borsiste.

Aggiornamento ore 12.00

Secondo quanto trapela in relazione alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal sostituto Iolanda Daniela Chimienti e relative all’arresto (con assegnazione dei domiciliari) dell’ex giudice Bellomo, lo stesso avrebbe agito tramite “l’artifizio delle borse di studio offerte dalla società” che consentivano la frequentazione gratuita al corso e assistenza didattica individuale, con un fine ben particolare, ovvero “selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale”.

Questo è anche quanto si legge nell’imputazione, secondo la quale Bellomo avrebbe fatto sottoscrivere un “contratto/regolamento” che disciplinava i “doveri”, il “codice di condotta” ed il “dress code” del borsista.

A occuparsi della selezione delle donne attraverso ‘interviste’ private, tramite il “test del fidanzato sfigato” sarebbe stato l’ex pm Nalin, a cui sarebbe spettato anche di vigilare sul fatto che gli obblighi contrattuali venissero mantenuti, così come i rigidi controlli su presunte violazioni dagli accordi, con tanto di sanzioni.

La ipotetica estorsione sarebbe stata perpetrata nei riguardi anche di un’altra corsista, a cui pare venne imposto di rinunciare ad un lavoro da co-presentatrice in una emittente televisiva “in quanto incompatibile con l’immagine di aspirante magistrato” con la forte minaccia “di revocarle la borsa di studio“.

Insomma, alla luce di questi eventi, l’ex giudice viene dunque sottoposto a indagini a cui si aggiungono anche quelle relative ai reati di calunnia e minaccia ai danni dell’attuale presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.

L’accusa, contenuta nell’ordinanza di arresto per maltrattamenti ed estorsione nei confronti di cinque ex borsiste, risale al settembre 2017: all’epoca, infatti, l’attuale premier Conte era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo.

Aggiornamento ore 12,35

 

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