UE-19: DEBITO ITALIA IN PRIMO TRIMESTRE SALE AL 135,1%

     

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    Il debito pubblico italiano sale al 135,1% nel primo trimestre, per raggiungere quota 2,184 miliardi di euro. Si tratta del secondo maggiore aumento (+3 punti percentuali) dopo il Belgio tra i paesi Ue rispetto agli ultimi tre mesi del 2014. Lo comunica Eurostat. Il debito più pesante resta quello della Grecia (168,8% del Pil). Il debito italiano era al 132,1% nell’ultimo trimestre del 2014 e al 131,2% nel primo. Il 2,7% del debito è costituito dai prestiti fatti verso i paesi dell’eurozona in difficoltà. Il debito più alto resta quello greco, al 168,8% e il terzo più elevato dopo l’Italia è quello del Portogallo (129,6%). I paesi più virtuosi sono invece Estonia, che continua a detenere il record del debito più basso d’Europa (10,9%), poi Lussemburgo (21,5%) e Bulgaria (29,6%). L’aumento maggiore rispetto al trimestre precedente è stato quello registrato dal Belgio (+4,5 punti percentuali), seguito da Italia (+3) e Croazia (+2,6). Le diminuzioni principali, invece, sono state in Grecia (-8,3), Lettonia (-5,1) e Lituania (-2,7). A livello di eurozona, invece, il rapporto debito pil è salito al 92,9% dopo il 92% dell’ultimo trimestre del 2014, mentre nei 28 è salito dall’86,9% all’88,2%.  A causa di agevolazioni fiscali concesse a Edf e ritenute dalla Commissione Ue incompatibili con le regole europee sugli aiuti di Stati, il governo francese dovrà recuperare dal colosso energetico d’oltralpe 1,37 miliardi di euro. Lo ha deciso Bruxelles su proposta della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager precisando che le agevolazioni di cui Edf ha beneficiato nel 1997 hanno garantito al gruppo francese”un vantaggio economico rispetto agli altri operatori e quindi una distorsione della concorrenza”. Edf – si legge in una nota della Commissione Ue – deve ora restituire allo Stato francese 1,37 miliardi, di cui 889 milioni legati direttamente alle agevolazioni fiscali accordate a suo tempo e 488 milioni calcolati come interessi”. Il caso era stato riaperto da Bruxelles nel 2013 dopo l’annullamento, da parte della Corte di giustizia Ue, di una precedente, analoga decisione. La vicenda si riferisce all’affidamento a Edf, tra il 1987 e il 1996, della concessione per la gestione della rete di distribuzione ad alta tensione. In concomitanza con questa operazione Edf procedette a realizzare accantonamenti nell’ottica di finanziare il rinnovamento della rete. Ma nel 1997, quando il bilancio di Edf venne ristrutturato, alcuni di questi accantonamenti furono trasformati in aumento di capitale senza che venissero pagate le imposte normalmente dovute. L’indagine condotta in questi ultimi anni dalla Commissione è arrivata alla conclusione che un investitore privato non si sarebbe comportato come ha invece fatto lo Stato francese nei confronti di Edf. “Che sia pubblica o privata, grande o piccola, ogni operazione realizzata all’interno del mercato unico deve essere soggetta al regime fiscale sulle società”, ha commentato Vestager. “L’inchiesta della Commissione ha confermato che Edf ha ricevuto all’epoca un’ingiustificata esenzione fiscale ’ad hoc’ che le ha dato un vantaggio a danno dei suoi concorrenti e in violazione delle regole Ue sugli aiuti di Stato”.