UE – QUESTIONE MIGRANTI: ITALIA TRA I PAESI IN RITARDO CON RICOLLOCAMENTI E RIMPATRI

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    Il commissario Ue Dimitri Avramopoulos, di fronte al bassissimo numero di  ricollocamenti di rifugiati effettuato finora, ha inviato una lettera ai 28 Paesi dell’Unione. “Oggi ho inviato una lettera a ogni ministro dell’interno, con un messaggio chiaro: dobbiamo cambiare marcia ai ricollocamenti per questo le decisioni prese, devono essere attuate immediatamente. Nonostante il fatto che i ricollocamenti dall’Italia siano iniziati alcune settimane prima rispetto alla Grecia, sono ancora molto indietro rispetto all’obiettivo dei 39.600 rifugiati in due anni”.  L’Italia, finora, ha ricollocato solo 279 migranti, mentre sono 200 le richieste pendenti rimaste tuttora senza risposta. Il basso tasso di ricollocamenti è dovuto ai limitati arrivi di migranti con i requisiti per beneficiarne. “L’Italia – si legge nel rapporto Ue – ha compiuto oltre 14mila rimpatri di persone che non avevano diritto all’asilo nel 2015 e ha partecipato a 11 voli Frontex congiunti di richiedenti asilo respinti ma questo resta insufficiente nel contesto di oltre 160mila arrivi registrati nello scorso anno”. Dal rapporto si apprende che le strutture di ricezione, sono sufficienti per i richiedenti asilo da ricollocare, ci sono, invece, evidenti gravi carenze di sistemazioni pre-rimpatri con solo 420 posti. L’Italia ha ratificato già una procedura d’infrazione aperta a luglio 2013, perché non ha notificato le misure con cui ha trasposto la direttiva del 2011 sui ’residenti di lungo periodo’, che estende le regole per prendere la residenza anche ai rifugiati. Bruxelles ha inviato la ’lettera di messa in mora’ anche a Francia, Grecia, Lettonia e Slovenia per la stessa mancanza. I rapporti pubblicati oggi serviranno da base per le discussioni sulla questionemigrantitra i leader dei 28 (Paesi) al vertice Ue della prossima settimana, dove non si parlerà di sola ’Brexit’. Il punto cruciale sarà l’approvazione delle raccomandazioni del Consiglio basate sulla valutazione del sistema Schengen che danno alla Grecia tre mesi di tempo, in base a quanto previsto dall’articolo ‘19.a’ del codice Schengen, per rimediare alle mancanze rilevate.

    D.T.