(Adnkronos) – “Riesce difficile intravedere la parola ‘fine’ in questo conflitto; e anche tracciare sulla lavagna l’elenco dei buoni e dei cattivi, al di là del fatto incontrovertibile che dal punto di vista del diritto e anche della morale, c’è un Paese aggressore che è la Russia e un Paese aggredito che è l’Ucraina… poi ci saranno tempi e modi di vedere come e perché si è arrivati a questa situazione”. E’ quanto sottolinea all’AdnKronos Toni Capuozzo, giornalista e inviato di guerra – dai Balcani al Medio Oriente, dalla Somalia a Iraq e Afghanistan – autore dell’instant book ‘Giorni di Guerra – Russia Ucraina, il mondo a pezzi’, edito da Signs Books e in uscita il 28 aprile.
“Abbiamo trascurato per otto anni una guerra sotterranea a bassa intensità nel Donbass, abbiamo proceduto con l’allargamento a est della Nato ignorando una serie di campanelli d’allarme – osserva Capuozzo -. Poi, una volta che i conflitti iniziano, le parti cercano di fare più vittime possibile fra gli avversari: le guerre sono sempre una conta dei morti e, in tal senso, difficilmente esiste una parte buona e, anche quando ci fosse, si sporcherà sicuramente le mani di sangue e di fango. Basti pensare che la seconda guerra mondiale, la più giusta che sia mai avvenuta per contrastare il nazifascismo e l’infamia dell’Olocausto, dove era ben chiaro qual era la parte giusta in cui stare, si è conclusa con due bombe atomiche sganciate dagli americani, dai ‘buoni’, su due città contro i civili inermi…”.
Oggi, in Ucraina, “sempre premettendo la giaculatoria che non ho alcuna simpatia per Putin e sono contro l’invasione russa e che sono stati commessi crimini di guerra durante l’occupazione russa, come emerge dal numero di morti nelle fossi comuni; resto però perplesso su alcune immagini relative agli ultimi casi e ai morti per strada, sulle date e sulle scene del massacro: perché alcuni cadaveri sono stati portati nelle fosse comuni e questi ultimi sono stati lasciati lì senza essere seppelliti? E perché non è stata subito chiamata la Croce Rossa presente, sulla scena del crimine? Il giornalismo è anche soprattutto porsi delle domande e ottenere o cercare le giuste risposte”.
(di Enzo Bonaiuto)