(Adnkronos) – Per la terza volta dall’inizio dell’invasione russa Massimo Orlando, 62enne italiano, residente in Ucraina da 31 anni, rientra nel Paese in guerra, per salvare chi può. “Ora sono alla frontiera di Krakovets e domani mattina parto per Lviv (Leopoli, ndr), dove conto di recuperare più di venti persone, da accompagnare in Italia”, racconta Orlando all’Adnkronos da un centro di accoglienza profughi in Polonia.
Al momento dell’invasione il 62enne si trovava per lavoro in Etiopia e da lì, con tre voli e 56 ore di viaggio, è riuscito a tornare a Kiev, dove erano rimasti moglie e figlio. In macchina i tre sono poi tornati a Ceva, in provincia di Cuneo, paese di origine di Massimo. La sua è stata solo una breve sosta, giusto il tempo necessario per organizzare un nuovo viaggio in minivan destinazione Ucraina, dove ha recuperato 12 persone, offrendo loro un passaggio in Italia.
Ieri mattina la terza partenza dal Piemonte in compagnia “di un amico del mio paese, Giuseppe. Siamo due giovanotti: abbiamo 134 anni compiuti in due, ma siamo riusciti a guidare per 2.000 chilometri senza praticamente dormire”. Da Ceva i due, ciascuno al volante di un minivan, hanno raggiunto Padova, dove i colleghi di Massimo hanno fatto trovare loro un pullman da 49 posti, con due autisti, “pieno stracarico di medicine, cibo per bambini, di tutto e di più”, riferisce.
Il pullman si è fermato alla frontiera tra Polonia e Ucraina: “Abbiamo scaricato gli aiuti e ora stiamo caricando persone”, spiega al telefono il signor Orlando, mentre nel centro di prima accoglienza aiuta i volontari a concentrare i profughi che hanno bisogno di raggiungere l’Italia.
“I volontari urlano la destinazione dei bus e le persone arrivano: alcuni chiedono solo il passaggio, altri anche l’alloggio. In ogni caso è un’ecatombe: questo posto è un enorme letto da campo, ci saranno almeno mille persone. Vedere bimbi piccoli che passeranno la notte su una brandina dà fastidio. Mi vergogno perfino a far fotografie”, dice Massimo, sottolineando però che ai profughi viene offerto gratis ogni genere alimentare, “c’è da fare tanto di cappello ai polacchi”.
Stasera il 62enne di Ceva dormirà in Polonia e domani il nuovo viaggio a Leopoli, insieme all’amico Giuseppe. “Scarichiamo in un magazzino i medicinali, carichiamo la gente e veniamo via”, spiega, assicurando di non avere affatto paura: “Figuriamoci, non vedo alcun problema. Sono andato a Kiev, puoi capire a Lviv”. Il terzo, però, rischia di essere per un po’ l’ultimo viaggio di Massimo, che dopo tre settimane deve tornare al suo lavoro: “Mi spiace – dice – perché aiutare questa gente qua, nel mio piccolo, si fa, però purtroppo è come un medico, che fa quello che può, ma non può salvare tutti i malati del mondo. E qui di gente che ha dei problemi ce n’è tanta”.