(Adnkronos) – Dall’inizio della guerra in Ucraina, e in queste ultime settimane, “abbiamo avuto un aumento di situazioni di disagio psicologico abbastanza importanti”. A dirlo all’Adnkronos è il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), David Lazzari. Un ruolo “importante”, per Lazzari, lo stanno giocando media e social. “Mettono in evidenza il conflitto in maniera ripetitiva, amplificando i disturbi – spiega -. Non dico che non debba esserci informazione ma c’è un bombardamento mediatico e la ripetizione continua delle immagini della guerra crea degli stati d’animo che alimentano situazioni di disagio psicologico in modo significativo. Un conto è l’informazione, un conto la spettacolarizzazione”. Diverse persone, infatti, “seguono in maniera continua” questo flusso di informazioni “dando forma ad ansie e preoccupazioni”.
Una situazione, sostiene Lazzari, che abbiamo già vissuto con la pandemia. “Dalla mattina alla sera si parlava di Covid ovunque – ricorda – e ora accade lo stesso con la guerra, con effetti deleteri sulla psiche delle persone. C’è un deficit di informazione consapevole e oggettiva perché si cerca di attirare l’attenzione attraverso l’effetto” sensazionalistico. I disagi si riflettono anche sul mondo lavorativo. “Abbiamo segnali dell’aumento del disagio psicologico sul posto di lavoro, con situazioni di stress e ansia – afferma Lazari -. I segnali che ci arrivano sono di una grande paura e preoccupazione rispetto alla quale però c’è molto pudore. Le persone si vergognano a parlarne, a condividere queste ansie anche all’interno della famiglia. E’ un modo di negare le paure”.
Attualmente, spiega Lazzari, non c’è un coordinamento nazionale per gestire questo tipo di disturbi psicologici: “Purtroppo l’aiuto pubblico ancora non c’è e servirebbe – chiosa -. Il problema del disagio legato alla pandemia è rimasto inevaso, sono stati stanziati 10 milioni per il bonus psicologo ma il decreto attuativo ancora non è uscito, quindi siamo al punto di partenza. Non c’è stata una risposta emergenziale o strutturale e aspettiamo ancora che si decida”. La guerra, ricorda Lazzari, ha un impatto psicologico anche sui più giovani. “Molti genitori ci raccontano di figli in ansia che chiedono cos’è la guerra e cosa succederà. Se dovessimo definire la situazione attuale direi che è come gettare benzina sul fuoco”.
Una situazione che rischia di diventare esplosiva se il conflitto dovesse andare avanti a lungo. “E’ chiaro che siamo molto preoccupati – ammette Lazzari – io non vorrei allarmare la popolazione ma sicuramente motivi di preoccupazione li abbiamo, anche perché non c’è un aiuto pubblico e molta gente non ha la possibilità di avere un ascolto e farsi aiutare. Penso soprattutto agli studenti che dopo due anni non hanno ancora gli psicologi nelle scuole per avere un ascolto su queste tematiche”.