(Adnkronos) – L’edizione di Mosca del Salone del Mobile sarà congelata. Ad annunciarlo all’Adnkronos è il presidente del Salone del mobile di Milano, Maria Porro. ”Le macchine sul salone di Mosca sono ferme da due anni e così come abbiamo fatto in questi due anni a causa del covid, ora a maggior ragione lo teniamo fermo’, andiamo avanti con Milano tenendo congelato quello russo”. Una decisione non da poco se si considera che l’export italiano dell’arredamento e illuminazione nel paese guidato da Putin vale 340milioni e che nel 2019 il salone di Mosca si era chiuso con numeri in forte crescita richiamando con oltre 200 espositori italiani 19mila operatori professionali e realizzando circa 7mila incontri d’affari fra buyer e aziende.
E l’assenza dei russi si farà sentire anche durante la manifestazione milanese. ”la percentuale che perderemo -spiega- sarà quella dell’edizione del 2019, circa l’1,7% delle presenze”. Si punta comunque a realizzare a giugno un’edizione che, pur tenendo conto della situazione internazionale, resti un momento aperto di scambio anche tra culture lontane. ”Gli espositori sono per il 75% italiani e il 25% esteri e non solo europei. Abbiamo partecipanti dal Giappone, dalla Corea del sud, per dire che è una manifestazione che ha una significativa componente internazionale non solo nei visitatori ma anche negli espositori”.
Certo lo scenario internazionale complica la situazione, con una guerra combattuta anche attraverso i media e i social e il rischio che esasperando le posizioni ci siano dei riflessi per il Made in Italy. ”l’eterogeneità di espositori e visitatori già calmiera questo effetto -sottolinea- e penso comunque che sia sbagliato farsi condizionare negativamente dal possibile riflesso che questa cosa può avere mediaticamente. Noi come aziende e imprenditori e in generale la design community, abbiamo bisogno di avere questo momento di incontro e di scambio; è un’esigenza. La congiuntura internazionale sicuramente porrà delle difficoltà maggiori”.
Insomma quello che si spera è che il Salone resti fuori dal perimetro dei possibili bersagli di ritorsioni commerciali evitando di finire al centro di attenzioni e azioni di una delle parti in causa. ”cosa chiede -dice Porro- un rifugiato ucraino quando viene in Italia? Chiede la possibilità di lavorare. Noi cosa mettiamo al centro del nostro operato? Il lavoro delle aziende. Il nostro ruolo, come manifestazione internazionale, è quella di mettere al centro il lavoro delle aziende, che penso sia eticamente inattaccabile e sacrosanto”.
Porro ricorda che il Salone è sempre stato ”un vero crocevia di culture; è la settimana in cui si parlano più lingue a Milano e anche le manifestazioni di vicinanza che noi stiamo riscontrando da studi di architettura ucraina, da media ucraini, ma anche media indipendenti russi che ci ringraziano per il lavoro che stiamo facendo, penso siano un segnale estremamente positivo della necessità di continuare a costruire occasioni di incontro in cui ci sia la possibilità di interscambio pacifico”.