Quello in Ucraina è un “ingiustificabile conflitto”. Così lo ha definito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso di un discorso al Quirinale in occasione della Giornata della donna. “La nostra responsabilità di cittadini, di europei – ha ribadito – ci chiama oggi a un più forte impegno per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali”.
Il pensiero di Mattarella va alle donne ucraine, costrette a scappare dal loro paese, con poco nelle valigie, spesso senza affetti: “Madri, lavoratrici, giovani, colpite da una violenza inattesa, crudele, assurda. Donne che partecipano coraggiosamente alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi d’emergenza, che lasciano il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti”.
Continua il Capo di Stato: “E tante, troppe sono le donne già cadute in questo ingiustificabile conflitto. Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi. Come donne, come madri, come compagne di vita. Vittime dell’insensatezza della guerra, vittime spesso di brutali violenze. Eppure la loro forza nel dolore, la loro dignità, si sono sempre rivelate energie, insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione”.
Ha concluso Mattarella: “Non è tollerabile – e non dovrebbe essere neppure concepibile – che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati; pretendendo che gli Stati più grandi e più forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai Parsi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni. Va fermato -subito; con decisione- questo ritorno all’indietro della storia e della civiltà. Opporsi – oggi – a questa deriva di scontri e di conflitti -ha aggiunto il Capo dello Stato- comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso”.