(Adnkronos) –
“Sarà l’economia russa la prima a pagare il prezzo della guerra contro l’Ucraina”. Intervistato dall’Adnkronos, l’economista Giuseppe Di Taranto, professore emerito di Storia dell’economia e dell’impresa alla Luiss Guido Carli, sottolinea che “la Russia già in questi giorni si confronta un’inflazione raddoppiata che si traduce in maggiore povertà per i cittadini russi e la Russia non è che sia un paese ricco” e questo quadro, legato alle sanzioni, “comporterà quindi una ulteriore riduzione del potere di acquisto del sistema paese Russia”. In uno sguardo ampio sulle conseguenze economiche – oltre che umanitarie – delll’attacco sferrato da Putin all’Ucraina, Di Taranto mette sul tavolo anche gli effetti delle scelte della Banca Centrale di Mosca. “La banca centrale russa -osserva- ha innalzato il tasso di sconto e questo significherà ridurre ulteriormente la liquidità all’interno del Paese. Penso quindi che, al di là delle altre sanzioni, anche tutto ciò avrà conseguenze su una congiuntura particolarmente sfavorevole per la Russia ed i suoi cittadini”. E non solo. “Il blocco del sistema Swift comporterà che la Russia rimarrà fuori dai pagamenti internazionali cosa che sicuramente costerà molto a Mosca come esportatore, tra l’altro, di gas, grano e materie prime”.
L’economista guarda poi agli effetti del conflitto e delle sanzioni all’interno dei nostri confini. “E’ condivisibile – afferma- ciò che il governo Draghi sta facendo rispetto alla guerra in Ucraina ma il nostro Paese dovrebbe smetterla di farsi condizionare dai ‘blocchi ideologici’ sulle fonti di energia”, blocchi che non favoriscono l’autonomia e una produzione nazionale di energia. “Mi sembra positivo che il nostro Governo mandi aiuti e armi in soccorso dell’Ucraina perché l’Italia – indica quindi l’economista- si trova in una situazione molto particolare: di fatto noi non abbiamo una produzione nostra di gas che soddisfi la nostra domanda interna: produciamo appena un 10% mentre un altro 10% arriva dal Tap e l’altro 80% dall’estero di cui, oltre la metà, proprio da Russia e Ucraina, il resto da Norvegia, Olanda ma solo in piccola parte”. “Ecco perché condivido ciò che dice Draghi: realizzare sanzioni ma con prudenza e darci subito da fare con una produzione di energia alternativa. Però, per raggiungere quest’ultimo obiettivo, dobbiamo rivedere tutti quei ‘blocchi ideologici’ che hanno bloccato il Paese sul piano delle produzioni di energia, sul piano dello sviluppo e anche sulla realizzazione di infrastrutture come la Tav” evidenzia Di Taranto. (di Andreana d’Aquino)