(Adnkronos) – L’Unione Europea prende tempo e pare rassegnata a lasciare che in Ucraina a parlare siano solo le armi. Nuove sanzioni che colpiscano anche l’importazione di petrolio dalla Russia, per ostacolare la guerra in Ucraina, vengono “discusse” dai ministri degli Esteri, ma “nessuna decisione è stata presa”. Del resto, lo dice il “buon senso”: i russi stanno per lanciare una massiccia offensiva nel Donbass e la guerra “che si svilupperà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane accadrà lo stesso, con o senza sanzioni”, perché l’esercito russo “avrà i mezzi per farla lo stesso”, anche se l’Ue tagliasse tutte le importazioni di gas e di petrolio domani. L’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell non ha usato mezzi termini, a Lussemburgo dopo il Consiglio Affari Esteri, dominato dal tema Ucraina.
Sull’opportunità di toccare le importazioni di petrolio, che secondo Borrell valgono quattro volte quelle di gas e sono più facilmente rimpiazzabili, non c’è unanimità tra gli Stati membri: frenano quelli più dipendenti dagli idrocarburi russi, come la Germania, che temono di provocare una recessione che potrebbe essere molto dura per economie che stanno recuperando il crollo provocato dalla pandemia di Covid-19.
Se il ministro degli Esteri irlandese Simon Coveney può dire che prima verranno decise sanzioni sul petrolio russo “meglio è”, è anche perché l’Irlanda ha una dipendenza minima dagli idrocarburi russi, al 2,7% considerando carbone, gas e petrolio (dati Le Grand Continent). Va però conservata, sottolinea Coveney, l’unità dei 27.
Altri Paesi, come la Germania, sono ben altrimenti dipendenti dal gas russo. E la ministra tedesca Annalena Baerbock, dei Verdi, dice che l’Europa uscirà sì dai combustibili fossili, ma con un piano Ue. Dunque, non a breve termine. E quindi, dato che le sanzioni, anche quelle più dure, non possono fermare i russi tanto presto, la priorità dell’Ue è aiutare militarmente l’Ucraina, affinché possa reggere l’offensiva che Mosca si appresta a lanciare nel Donbass, dove le truppe non dovranno “allontanarsi dalle loro basi logistiche”, nota Borrell.
Perché quando ha dovuto allungare le linee di rifornimento, l’esercito russo ha “fallito”, come intorno a Kiev, che non è riuscito a prendere: “Ci sono stato, ho visto le carcasse dei carri armati russi”, dice Borrell, reduce da una visita nella capitale ucraina insieme a Ursula Von der Leyen. Intanto il cancelliere Karl Nehammer, a capo di un Paese, l’Austria, che è membro dell’Ue ma non della Nato e che ha tradizionalmente buoni rapporti con Mosca, ha visto il presidente Vladimir Putin, in un incontro che non è stato “amichevole” e che non promette niente di buono.
Anche Nehammer ha previsto un attacco “massiccio” nell’est dell’Ucraina da parte delle truppe russe nella battaglia del Donbass che, ha detto settimana scorsa il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, “vi ricorderà le battaglie della seconda guerra mondiale”. Tutto fa presagire una Pasqua (cattolica) poco pacifica. “Aiuteremo gli ucraini ad affrontare questa battaglia”, promette Borrell. Intanto, questa settimana il Parlamento finlandese inizia a discutere il Libro Bianco che il governo ha preparato sulla possibile adesione del Paese alla Nato. Helsinki potrebbe chiederla insieme a Stoccolma, ha detto oggi il ministro degli Esteri finnico Pekka Haavisto.