(Adnkronos) – “La china scivolosa dell’autoritarismo è dietro l’angolo”, se si guarda alla vicenda della censura del corso su Dostoevskij di Paolo Nori, su cui poi l’Ateneo di Milano Bicocca ha fatto marcia indietro; o alla probabile esclusione, preannunciata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, dal Teatro alla Scala del direttore di orchestra Valery Gergiev, invitato dal board del teatro ad una presa di distanza dalla guerra dopo l’aggressione all’Ucraina. “La Costituzione non ammette discriminazioni politiche in ragione dei convincimenti individuali, anche quando c’è un conflitto bellico che vede coinvolta l’Italia direttamente o indirettamente”. Ne parla con l’Adnkronos Corrado Caruso, professore di diritto costituzionale all’Università di Bologna ed anche componente del direttivo dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, ammonendo: “Il comune denominatore nei due casi è la ritorsione, che a prescindere dalla reciprocità, viola le libertà costituzionali. E’ allarmante ragionare nella logica amico-nemico. Bisogna tenere alta l’attenzione per non tradire i valori della nostra Costituzione”.
“Le misure prese nel caso del professore o del direttore di orchestra esorbitano rispetto ai rapporti professionali in essere. Sono forme di ritorsione illegittima. Nel caso del professore universitario sono lesi l’articolo 21 della Costituzione, che ammette che vi sia la formazione di un convincimento intimo della persona; ma anche l’articolo 2 che riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, dunque il principio personalista, di tutela e garanzia dei diritti enunciati e deducibili. Gravemente violato anche l’articolo 33 che sancisce la libertà di insegnamento e rifiuta qualsiasi indottrinamento di stato consentendo al docente la libertà di individuare l’oggetto del proprio insegnamento”.
“Illegittima poi la richiesta di Sala – prosegue il costituzionalista – A che titolo si richiede ad un direttore di orchestra di giurare fedeltà a un determinato ordine di valori? Non è una imposizione coerente. E’ vero che nell’articolo 54 è indicata la fedeltà alla Repubblica, ma questo dovere di fedeltà non può essere interpretato in modo tale da restringere le libertà garantite dalla nostra Costituzione, altrimenti la clausola sarebbe talmente ampia da poter annichilire le libertà individuali”.
“Vorrei aggiungere un altro dato – incalza il giurista – L’articolo 3 della Costituzione riconosce ai cittadini pari dignità sociale senza distinzione di opinioni politiche: queste sono dunque discriminazioni politiche, inammissibili anche in caso di conflitto bellico che vede coinvolta l’Italia direttamente o indirettamente, perché ledono la pari dignità sociale dei cittadini e perché la Costituzione non ammette discriminazioni politiche”.
(di Roberta Lanzara)