(Adnkronos) – “La Cina sta assorbendo l’Estremo Oriente della Russia e la Siberia. Putin lo capisce, gli americani lo sanno e lo temono moltissimo. Per questo gli Usa non ci consegnano le armi di cui adesso abbiamo bisogno e non consentono all’Ucraina di sconfiggere apertamente Mosca. La Russia va sfinita, a nessuno conviene distruggerla del tutto; va alimentato lo scontento in modo che il passaggio di potere avvenga in modo più morbido. Tuttavia c’è un aspetto con cui nessuno ha ancora fatto i conti: riguarda lo spirito degli ucraini, che tengono testa, sono pronti a combattere ed a farlo fino all’ultimo”. Ne parla con l’Adnkronos Oleg Buryak, capo dell’Amministrazione militare del distretto di Zaporizhia, conosciuto anche per il sequestro del figlio sedicenne, prigioniero dei russi da oltre due mesi, che guardando alla guerra aggiunge: “Prevedo un congelamento del confitto da settembre a marzo 2023. Poi la guerra riprenderà e potrebbe durare a lungo, almeno altri 3 anni”.
Il capo dell’Amministrazione militare di Zaporizhia invita a guardare ai fatti: “Sono passati più di 100 giorni dallo scoppio della guerra. Quali armi sono arrivate in Ucraina? Ad oggi abbiamo ricevuto armamenti che colpiscono a 40 massimo 70 km di distanza, utili per colpire l’artiglieria e le linee di trincea. Ma per vincere noi dovremmo potere colpire le retrovie in cui sono concentrati i mezzi militari e di comando, abbiamo dunque bisogno di armi con gittata di 100-200 km, indispensabili per avanzare e recuperare i territori. Ebbene non ce le consegnano perché non ci permettono di sconfiggere apertamente la Russia. Se Putin fosse sconfitto – osserva Buryak – le elite lo spodesterebbero, con il rischio di una rivoluzione e di una frantumazione della Federazione in tante piccole repubbliche fuori da ogni controllo. Chi controllerebbe a quel punto l’assetto armi, anche nucleari, che si riverserebbero tra l’altro sul mercato nero? E’ uno scenario che potrebbe condurre ad una catastrofe. Ed un rischio che esiste in concreto. Per questo gli Usa si muovono con cautela”.
Secondo Buryak, il Cremlino starebbe lavorando ad una road map per inglobare nel territorio russo, anche attraverso lo strumento referendario, le aree del Donbass, del Luhansk, Mykolaiv, Kherson, Zaporizhzhia, Mariupol, Odessa… “Mosca sta elaborando vari modelli per legalizzare l’annessione temporanea dei territori occupati e di quelli che ambisce ad occupare e sta testando le reazioni di paesi come Cina, India, Brasile o neutrali come la Turchia, che in Crimea ha interessi per la presenza dei tatari. Io prevedo che il Cremlino possa voler affidare il ruolo di presidente dei territori occupati a Viktor Yanukovich (ex presidente dell’Ucraina – ndr); che potrebbe chiamare questa creazione Stato dell’Ucraina; che potrebbe volerlo inserire poi in una Unione degli Stati di cui faranno parte anche Russia e Bielorussia, così da giustificare eventuali ulteriori futuri passi di annessione dell’Ucraina libera”, ipotizza il capo dell’amministrazione militare del distretto di Zaporizhia che osserva: “Sarebbe un revival dell’Urss, dell’Impero, una Unione sovietica imperiale dei popoli slavi e di religione ortodossa fino agli Urali, gestita da una leadership più giovane di cui Putin sarebbe il capo. E’ chiaro a Putin che al di là degli Urali potrebbe svilupparsi l’impero cinese; e che attraverso una nuova forma di Unione dei popoli slavi, egli potrebbe avere riconosciuto un ruolo a pieno titolo, non marginale, tra le grandi potenze, cosa che non gli è riuscita con il G7”.
E nel frattempo cosa accadrà alla guerra? “Per ciò che vedo si congelerà – risponde il Capo di Zaporizhia all’Adnkronos – non vedo fine. I
mmaginiamo che la fase attiva finisca a settembre e che la situazione si tranquillizzi. Per potere avanzare ulteriormente avremo bisogno di artiglieria, carri armati, aerei e lancia razzi. Ed i militari andranno formati per l’uso di queste attrezzature. Quindi in uno scenario ipotetico ideale, l’esercito tornerà a combattere nel mese di marzo 2023 e l’avanzata non terminerà prima del settembre 2023. In caso di situazioni di forza maggiore, la guerra potrebbe protrarsi per almeno altri due o tre anni da allora. Ricordiamo che la Russia ha cominciato nel 2014, ma la fase attiva è scoppiata nel 2022”. Cosa temete per Zaporizhia nel frattempo? “Temiamo la banca rotta delle retrovie, non l’occupazione. Incassiamo poche tasse, le attività imprenditoriali si stanno spostando ad ovest dell’Ucraina, la classe media sta andando via. Ma in caso di avanzata russa, siamo pronti a reagire e siamo molto ben preparati. Si è creato un triangolo tra Dnipropetrovsk, Kryvyi Rih e Zaporizhia. Il territorio è vasto, le città sono ben fortificate e non c’è più l’ansia di marzo, quando i russi avanzavano velocemente”. (di Roberta Lanzara)