Ucraina, Biden in Europa tra polemiche su bombe a grappolo e unità della Nato

(Adnkronos) – Joe Biden parte oggi per l’Europa, per una missione dominata dalla guerra in Ucraina, le polemiche innescate dalla controversa decisione della sua Amministrazione di fornire a Kiev bombe a grappolo e da quello sui tempi del processo di adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha affermato che il viaggio “mostrerà la leadership del presidente sulla scena mondiale”. 

In serata Biden arriverà a Londra, per incontrare il Premier britannico, Rishi Sunak, e Re Carlo, poi si sposterà a Vilnius per due giorni, per il vertice della Nato, e infine a Helsinki, per celebrare il nuovo Paese membro della Nato.  

La Gran Bretagna, ha scritto Downing street ieri, “è l’alleato europeo di punta della Nato e il partner più importante degli Stati Uniti a livello commerciale, di difesa e diplomatico”. “Di fronte a sfide nuove e senza precedenti alla nostra sicurezza economica e fisica, la nostra alleanza è più importante che mai”. Biden incontrerà Re Carlo con cui discuterà di clima e di come finanziare iniziative per fare fronte al riscaldamento globale. A Vilnius, Biden terrà anche un discorso all’Università.  

 

Intanto diversi Paesi alleati di Washington hanno espresso la loro posizione contraria all’invio di bombe a grappolo all’Ucraina da parte degli Usa. Le bombe a grappolo sono bandite in 123 Paesi per il rischio che pongono per i civili. Critica anche Amnesty International per cui le bombe a grappolo “pongono una grave minaccia alle vite civili a lungo anche dopo che il conflitto è terminato”.  

Ieri il Premier britannico Rishi Sunak ha sottolineato che il suo Paese è uno dei 123 Paesi ad aver firmato la Convenzione sulle munizioni a grappolo che proibisce la produzione e l’uso delle armi. Il Premier neozelandese, Chris Hipkins ha denunciato che tali armi sono “indiscriminate e causano danni immensi a persone innocenti, potenzialmente, e possono anche avere effetti a lunga durata”. 

Per l’Italia il premier Giorgia Meloni – ribadendo la “condanna” all’aggressione russa contro Kiev – ha ricordato che Roma aderisce ai trattati che vietano “produzione, trasferimento e stoccaggio” delle bombe a grappolo. Poco prima era stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto ad esprimere in un tweet il suo “pensiero”. “L’Italia ha aderito alla Convenzione sulle munizioni a grappolo, che ne vieta l’uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio. Ero sottosegretario alla Difesa, nel 2011, quando la ratificammo. Ps. I russi le usano da sempre. Anche in Ucraina. Dall’inizio”, ha scritto. 

La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha affermato che Madrid “ha un impegno deciso affinché un certo tipo di armi e bombe non possa essere inviato in Ucraina”. “No alle bombe a grappolo e sì alla difesa legittima dell’Ucraina che non vogliamo sia assicurata dalle bombe a grappolo”, ha aggiunto. Il governo canadese ha sottolineato la pericolosità a lungo termine di questi ordigni, soprattutto sui bambini. “Consideriamo seriamente i nostri obblighi previsti dalla Convenzione per incoraggiare la sua adozione universale”, precisa una dichiarazione.  

 

Altro fronte caldo quello dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Se da una parte Kiev continua ad esercitare pressioni per un impegno inequivocabile alla sua ammissione nell’organizzazione, la Germania insiste per ritardare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Una fonte dell’Alleanza atlantica ha riferito che al vertice Berlino cercherà di sollecitare gli altri alleati a concentrarsi sulle garanzie di sicurezza piuttosto che sulle proposte di ingresso, per far sì che l’Ucraina si difenda in assenza di adesione, ritardando quindi l’ingresso del Paese nell’organizzazione. “Berlino è distante dalla prospettiva di offrire un’adesione immediata”, ha detto la fonte al quotidiano britannico ‘The Telegraph’, aggiungendo che “vuole un processo e tempo per sviluppare garanzie per ritardare sostanzialmente l’adesione”. 

La Germania in sostanza, secondo la fonte Nato, non vuole che si ricorra all’articolo 5 del trattato Nord Atlantico in base al quale qualsiasi stato membro della Nato attaccato da un aggressore esterno ha il diritto di richiedere l’intervento militare degli altri alleati. Un parere simile è quello del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha detto di voler evitare una situazione in cui “siamo tutti in guerra, in guerra con la Russia”. L’inquilino della Casa Bianca ha inoltre aggiunto che l’Ucraina “non è pronta” per essere membro della Nato e che “ci vorrebbe un po’ di tempo”.  

L’Ucraina, da parte sua, continua invece ad esercitare pressioni per un impegno inequivocabile alla sua ammissione nell’organizzazione. “Al vertice di Vilnius, ci aspettiamo un invito e una direzione chiari e inequivocabili per aderire alla Nato”, ha detto dal canto suo l’ambasciatore dell’Ucraina in Germania, Oleksii Makeiev, avvertendo che gli errori commessi al vertice Nato di Bucarest nel 2008 non dovrebbero ripetersi. A quel tempo, la Germania in particolare, sotto l’allora cancelliere Angela Merkel, si oppose alla rapida ammissione dell’Ucraina all’alleanza. “Se l’Ucraina fosse già stata membro della Nato nel 2014, l’annessione della Crimea, la guerra nel Donbass e ora la guerra di aggressione russa su larga scala non avrebbero certamente avuto luogo”, ha affermato l’ambasciatore. Anche se l’adesione non avverrà dall’oggi al domani, ha detto, si aspetta che la Nato non permetta più ambiguità.