(Adnkronos) – “L’ultima persona ad averci contattato è un ragazzo di 19 anni: ci ha detto di essere stato violentato. Nonostante avesse bisogno di assistenza medica e noi lo avessimo indirizzato verso un centro volontario, in cui l’aiuto viene offerto in modo anonimo, il ragazzo non ha voluto andarci, né sporgere denuncia alla polizia. Questo dimostra bene quanto lo stigma sociale e lo stato psicologico in cui versano, blocchino le vittime dal denunciare”. Lo racconta all’Adnkronos l’avvocato Yuliia Anosova, dell’organizzazione umanitaria internazionale ‘La Strada’, presente dal 1997 in Ucraina, dove si occupa di prevenire la violenza di genere e la tratta di essere umani e di garantire i diritti dei bambini.
Dall’inizio dell’invasione russa su larga scala, il 24 febbraio, l’organizzazione ha iniziato ad offrire anche online, attraverso i social, il suo supporto alle persone, incluse quelle che hanno subito violenze sessuali da parte dei soldati russi. Al momento le vittime seguite da ‘La Strada’ sono 16: a parte il 19enne, sono tutte donne, una delle quali minorenne. Poi ci sono due bambini che hanno assistito allo stupro delle loro madri e all’omicidio dei loro padri.
“Sedici può non sembrare un grande numero, ma rispetto a quello di altre organizzazioni, lo è. Da noi le persone possono parlare anche anonimamente e per questo ci chiamano”, spiega l’avvocato, sottolineando che comunque i casi emersi sono pochi “perché chi ha subito crimini sessuali spesso non li denuncia e perché molte vittime, che si trovano in territori ancora occupati, non hanno la possibilità di farlo”. Per questo Anosova è convinta che “quando le persone saranno evacuate e si troveranno al sicuro, emergeranno più casi”. Al momento, infatti, dei 16 casi di stupri di guerra di cui si sta occupando l’organizzazione, solo due sono avvenuti in territori tutt’ora occupati dai russi, uno in una zona in cui i combattimenti sono ancora in corso, mentre gli altri 13 nei territori liberati a fine marzo, tra cui Bucha, Irpin, Hostomel, Borodyanka e Makarov, nella regione di Kiev. Per la maggior parte dei casi, 14 su 16, si tratta di violenze di gruppo.
Delle 16 vittime, solo tre al momento sono pronte a denunciare. Il problema è che per punire gli stupro, potrebbe essere necessario avere un referto medico che lo attesti. “Per il sistema penale ucraino, almeno prima della guerra, era necessario avere prove cliniche per dimostrare la violenza. Adesso è diverso, ma non siamo ancora in grado di sapere se ci sarà ancora bisogno di fornire prove mediche o se sarà sufficiente la testimonianza delle vittime”, spiega l’avvocato Anosova, auspicando che i crimini di guerra commessi dall’esercito russo vengano puniti da un tribunale speciale, composto per metà da giudici ucraini e per metà da toghe internazionali.
“Nella mia opinione, il sistema penale nazionale non è pronto a perseguire i crimini di guerra allo stesso livello della Corte penale internazionale e la legislazione non consente di farlo in modo efficiente. Noi abbiamo una definizione di crimine di guerra molto precisa, che ad esempio non include la violenza sessuale”, dice il legale, sottolineando però che “la Corte penale internazionale, che persegue Putin e i comandanti alti in grado, non può essere sufficiente, abbiamo bisogno di una Corte aggiuntiva, metà nazionale e metà internazionale”.
Buoni segnali arrivano dal “lavoro di raccolta di prove che stanno facendo gli uffici della Procura nei territori che sono tornati sotto il controllo del governo. Alcune indagini sono iniziate e questo ci fa sperare che questi crimini verranno puniti”, conclude Anosova.