(Adnkronos) – Dopo essere stato il primo ad accusare la Russia di crimini di guerra, dopo aver bollato Vladimir Putin come ‘macellaio’ che non “può rimanere al potere”, Joe Biden ora alza di nuovo il tiro e accusa il “dittatore” Putin di genocidio. Parola che indica il tentativo sistematico di eliminare uno specifico gruppo etnico, che finora gli esponenti dell’amministrazione americana si erano astenuti dal pronunciare. E il commento del presidente, pronunciato ieri sera durante un discorso sull’aumento dei prezzi della benzina in Iowa, e poi ribadito ai giornalisti che chiedevano un chiarimento, sembra aver spiazzato anche gli alleati, se oggi Emmanuel Macron ha detto di voler essere “prudente” con i termini evitando una “escalation delle parole”. “E’ accertato che sono stati commessi crimini di guerra da parte dell’esercito russo” ha detto il presidente francese impegnato nella campagna elettorale per il ballottaggio delle presidenziali, sottolineando che “genocidio, ha un significato”.
Secondo la definizione delle Nazioni Unite, costituiscono genocidio “atti commessi con l’intenzione di distruggere, totalmente o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Il termine è stato usato per la prima volta dall’avvocato polacco Raphäel Lemkin nel 1944 per descrivere l’Olocausto degli ebrei ed è stato poi codificato come crimine internazionale da una convenzione internazionale del 1948, firmata da 150 Paesi, Russia compresa.
Nessuno né all’Onu né da parte degli Usa ha finora determinato che le brutalità commesse dai russi equivalgono a genocidio. Gli Stati Uniti hanno un processo per dichiarare casi di genocidio, che per esempio nelle scorse settimane ha portato il dipartimento di Stato a denunciare come genocidio la repressione dei Rohingya in Myanmar.
“Sulla base di quello che abbiamo visto finora, abbiamo visto atrocità”, ha detto la scorsa settimana il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan. “Abbiamo visto crimini di guerra, ma non abbiamo visto un livello di eliminazione sistematica degli ucraini che arrivi a livello di genocidio”.
Biden ieri però non ha esitato ad usare questa parola: “I vostri bilanci familiari, la possibilità di fare il pieno, non dovrebbero dipendere dal fatto che un dittatore dichiari guerra e commetta genocidio dall’altra parte del mondo”, ha detto nel discorso in Iowa, ribandendo poi l’uso della parola con i giornalisti.
“Lasciamo che gli esperti legali internazionali decidano se sia o non sia, ma a me pare sicuramente che lo sia”, ha affermato. “E’ sempre più chiaro che Putin stia cercando di cancellare l’idea di essere ucraini – ha aggiunto -, le prove si accumulano, sempre più prove arrivano delle orribili cose che i russi hanno fatto in Ucraina”.
Non è la prima volta che Biden spiazza con le sue esternazioni sulla guerra e Putin i suoi più ponderati consiglieri. Quando a metà marzo ha accusato Putin di essere un “criminale di guerra”, la sua amministrazione non aveva ancora completato la valutazione sulle azioni dei russi. E poi durante un discorso a Varsavia, il presidente ha di fatto evocato il cambio di regime a Mosca – “per amor di Dio, questo uomo non può rimanere al potere” – costringendo la Casa Bianca e membri dell’amministrazione subito a chiarire che il cambio di regime non è una politica di Washington.