Le nuove entrate, potrebbero portare quello che è uno dei servizi più criticati degli ultimi tempi a diventare la startup non quotata in borsa con il più alto valore al mondo. Se loperazione andasse in porto, infatti, Uber arriverebbe a toccare un valore di circa 70 miliardi di dollari. La società americana aveva già ricevuto negli anni passati importanti finanziamenti. Tra gli investitori più rilevanti si ricordano Google Ventures con unoperazione da 258 milioni di dollari nel 2013, il motore di ricerca cinese Baidu nel 2014 e Goldman Sachs nel gennaio del 2015.
Uber, fondato nel 2009 a San Francisco da Garret Camp e Travis Kalanick, entra ufficialmente in attività negli Stati Uniti tra il 2010 e il 2011. Da allora ha conosciuto unimportante crescita espandendosi in oltre 60 nazioni, tra le quali è presente anche lItalia. Come detto però, la sua storia non è fatta solo di successi, considerando i tanti problemi e le controversie, anche legali, che lo hanno coinvolto nel corso degli anni.
La maggior accusa mossa contro la multinazionale americana è di concorrenza sleale, tanto da portare al divieto di operare in città come Milano e Berlino. Le contestazioni hanno visto protagoniste anche altre nazioni. In Brasile, ad esempio, i tassisti hanno bloccato le strade di Rio de Janeiro mandando il traffico in tilt. Sempre nel capoluogo lombardo, a Roma, Torino e altri importanti città italiane le associazioni di taxi sono scese più volte in piazza. Ma anche in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Australia e negli stessi Stati Uniti le proteste non sono mancate.
Nonostante tutto, lidea di fornire un trasporto in automobile alternativo ai classici taxi, non sembra destinata a morire e continua ad espandersi. Per il 2016 è infatti previsto il lancio di Karhoo, una nuova startup americana decisa a far concorrenza a Uber, che opererà almeno inizialmente solo a New York, Londra e Singapore. Le modalità del servizio saranno simili a quelle del suo più conosciuto predecessore poiché il contatto tra autisti e clienti avverrà sempre attraverso un app per smartphone. La differenza su cui il fondatore Daniel Ishag ha deciso di puntare per vincere la sfida con Uber sta nelle partnership siglate sia con aziende private che con società di taxi con licenza, come i black cab londinesi.
Per il colosso americano allorizzonte non ci sono più solo battaglie legali, ma anche quella contro la concorrenza.
Luca Crosti