Che ci fosse crisi nel mondo del lavoro, in un contesto globale nel quale, tra pandemia, guerra e dirette conseguenze economiche, ogni settore ha finito per pagare dazio, non era certo un mistero. E che questa crisi toccasse tutti i territori, compresi quelli del Lazio, nemmeno. La Tuscia fa eccezione: con numeri cupi in termini di occupazione e, anche, di paga.
Uno degli esempi riguarda il settore dell’assistenza alle persone, e il caso emblematico delle badanti. Secondo quanto denunciano, da tempo, i sindacati, nella Tuscia le badanti sono pagate anche 3 euro l’ora. Uno sfruttamento del lavoro, che riguarda perlopiù figure straniere.
Non solo, dunque, sfruttate in agricoltura, come emerso già in passato: ma anche nei servizi di natura sociale, come l’assistenza domiciliare agli anziani, laddove in alcuni casi ai lavoratori vengono concesse paghe di 3.10 euro l’ora, meno della metà di quanto indica il contratto nazionale di lavoro per il livello salariale più basso, anche per coloro i quali hanno maturato anni di esperienza e il diritto a una paga maggiore.
Ombre, poi, ci sarebbero sugli enti e le cooperative poste a gestione del servizio e che guadagnerebbero molto di più. Esponenti sindacali parlano di un fenomeno in crescita, ma di cui si parla poco. Sulla scia di testimonianze di operatori sottoposti a questo tipo di trattamento l’emergenza, riscontrata già a inizio pandemia, sembra perdurare: rivolgersi alle autorità competenti, chiedere assistenza legale e sindacale è necessario, urgente e irrimandabile.