Il Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti ha tracciato un primo consuntivo sull’anno turistico 2023. Il turismo recupera i livelli pre-covid. “Il 2023 dovrebbe chiudersi registrando 445,3 milioni di presenze nelle strutture ricettive, in aumento del +8,1% rispetto allo scorso anno e, per la prima volta, superiore anche al periodo antecedente la pandemia: nel 2019, infatti, le presenze turistiche erano state 436,7 milioni, circa 8,6 milioni in meno” si legge sul sito.
Ad aiutare il sorpasso rispetto al 2019, sono stati i turisti stranieri che alzano la domanda. Gli ospiti in strutture alberghiere, in questo primo consuntivo, è stimato di +9,3%. Il Sud e le Isole sono l’area che chiude l’anno con i valori di crescita bassi: + 4,4%. “Si registrano, inoltre, aumenti al di sotto della media nazionale anche per il Nord Est (+7%) a differenza del Nord Ovest (+11,7%) e del Centro (+10,4%) dove le stime riportano invece una crescita di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media.”
Cosa ci si aspetta per questo 2024? “Per il 59,6% degli intervistati la prima parte dell’anno dovrebbe caratterizzarsi con un trend di stabilità (nel primo trimestre 2023 la crescita media della domanda raggiunse il +30%). Per il 19,7%, invece, le aspettative sono di un incremento dei flussi e il 20,7% circa prevede, infine, un decremento dei flussi turistici.”
C’è preoccupazione da parte degli imprenditori, soprattutto per quelli attivi nelle località marine e aree rurali e di collina.
“Dopo tre anni lunghissimi, il turismo torna finalmente a recuperare i livelli di presenze turistiche del pre-pandemia, grazie anche all’aumento dei turisti stranieri. La dimostrazione che la promozione sui mercati esteri è fondamentale, ma anche un segnale positivo e un buon auspicio anche per il nuovo anno”, ha detto Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti. “Il turismo dimostra ancora una volta la sua resilienza e capacità di essere settore trainante per l’economia di tutto il Paese, ma bisogna continuare a sostenerlo. Anche perché il recupero delle presenze rispetto al pre-pandemia avviene in un contesto mutato e comunque difficile per le imprese, a partire dall’aumento del costo del denaro e dalle incertezze della domanda interna generate dall’erosione del potere d’acquisto”.