(Adnkronos) – Una diagnosi di cancro su tre è un tumore della pelle. Il principale fattore che predispone allo sviluppo del melanoma è l’esposizione ai raggi ultravioletti (Uv): sole e lettini abbronzanti. E i danni alla pelle si accumulano con il passare degli anni a partire dalla prima scottatura solare. “Attenzione dunque a esposizioni solari intense e intermittenti, responsabili proprio di eritemi e scottature. La prevenzione primaria consiste essenzialmente in una corretta educazione delle persone all’esposizione solare e ad evitare l’uso delle lampade artificiali. Sono raccomandazioni importanti da trasmettere e far rispettare a partire dall’infanzia, perché scottature ed eritemi che si verificano da bambini o da ragazzi aumentano il rischio di contrarre successivamente un melanoma”. Così Giulio Tosti, direttore dell’Unità di Dermato-oncologia dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, in un’intervista pubblicata su Alleati per la Salute (www.alleatiperlasalute.it), portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
Quando ci si espone – raccomanda l’esperto – è importante applicare una crema con filtro solare e adeguato Spf, ovvero il fattore di protezione, in modo da “diminuire la quantità di raggi ultravioletti che arrivano alle cellule della nostra pelle e che quindi provocano poi dei danni”. Il fattore di protezione va scelto in relazione al proprio fototipo, quindi al colore di pelle e occhi: più si è chiari e più alto deve essere il valore dello Spf.
“L’incidenza del melanoma è in aumento – sottolinea Tosti – tanto da essere ormai una delle patologie oncologiche più frequenti sotto i 50 anni. Se si fa prevenzione e si ottiene una diagnosi precoce nella fase iniziale, il melanoma è nella maggior parte dei casi curabile, guaribile e con una prognosi eccellente. Al contrario, individuare un melanoma in fase avanzata può rendere la prognosi estremamente negativa”. Oltre alla prevenzione primaria, che consiste nell’abbattere i fattori di rischio che possono dare origine alla patologia (raggi Uv), per Tosti è dunque altrettanto importante la prevenzione secondaria che ha come fondamento la diagnosi precoce. “L’aspettativa di vita per pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi: un dato estremamente positivo”, evidenzia lo specialista.
Prima ancora di andare da un dermatologo, “è importante fare un’autovalutazione della propria pelle – suggerisce Tosti – cercando periodicamente di vedere se ci sono delle lesioni o dei nei che, per esempio, sono di recente insorgenza o che cambiano di aspetto e di dimensioni molto rapidamente. In questi casi, va richiesto il parere di un medico specialista, per una verifica più attenta”. Un aiuto per svolgere l’autovalutazione viene dalla regola dell’Abcde, che riassume le iniziali di alcune importanti caratteristiche da monitorare, ovvero asimmetria, bordi, colori, dimensioni ed evoluzione. All’interno di un efficace piano di prevenzione è poi essenziale programmare, a partire dai 14 anni, visite di controllo periodiche da un dermatologo, in grado di mappare con strumenti professionali la pelle e i nei presenti. I soggetti ad alto rischio devono effettuare le visite in maniera più frequente, anche più volte all’anno, secondo il parere del medico.
Le persone con un alto rischio di sviluppare un melanoma hanno un fototipo chiaro, sono più predisposte ad arrossamenti e scottature. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla presenza di un numero elevato di nei o di nei atipici, ovvero con diametro superiore a 6 millimetri e spesso con forma, bordi e dimensioni irregolari. Influisce anche sulla probabilità di contrarre un melanoma il fatto di essere già stati affetti questa patologia in passato o di avere casi in famiglia.
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