(Adnkronos) – “In Italia fumano circa 11 milioni di persone, un adulto su 4, un numero in lieve aumento nel post pandemia. Si tratta di una dipendenza chimica da nicotina, ma anche psicologica, gestuale e di appartenenza. Servono strategie di sostegno per smettere di fumare, ma è improntate anche ridurre il fumo e i danni da fumo. In altri campi della medicina il concetto di riduzione del rischio è contemplato, come nei danni da alcol, nell’alimentazione, in oncologia e nelle malattie infettive. Nel fumo il medesimo principio stenta ad essere accettato e applicato”. Così Claudio Zanon, oncologo e direttore scientifico di Motore sanità, nel suo intervento oggi alle audizioni informali svolte alla Commissione Affari sociali sul Piano europeo di lotta contro il cancro.
“La tecnologia, però – ha sottolineato – ha messo a punto dei dispositivi alternativi non a combustione che possono essere utilizzati nella riduzione del rischio nei fumatori incalliti, come recentemente dimostrato da studi scientifici indipendenti”. I dati a disposizione sul fumo indicano la “necessità di un confronto serio sulla possibile riduzione del rischio e dell’impatto sul Servizio sanitario nazionale”.
“Sullo screening del tumore al polmone – ha continuato Zanon – i dati in letteratura stanno dimostrando l’efficacia delle Tac a basse dosi in soggetti selezionati. Sarebbe auspicabile individuare almeno due centri nelle regioni o macro-regioni, in collegamento con altri centri europei che effettuano lo stesso screening. Per il rinnovo della tecnologia – ha proseguito – ricordo che l’intelligenza artificiale non è fondamentale solo nella diagnostica per immagini, ma anche in altre discipline, come la ricerca biologica e genetica, l’estensione della ricerca farmacologica, la robotica e l’analisi dei dati per misurare impatto delle cure in oncologia”. A tale proposito “serve poi una valutazione – ha osservato Zanon – all’interno delle reti oncologiche, della vetustità delle apparecchiature, considerando l’affiancamento a tecniche come la radiochirurgia, la teragnostica e la diagnostica di precisione. Per le tecnologie più sofisticate serve un coordinamento nazionale che tenga conto non solo del territorio, ma anche delle competenze”.
In tema di prevenzione, relativamente all'”approccio moderno al cancro per lo screening della mammella – ha illustrato l’esperto – c’è una sensibile differenza di adesione dal Nord e Sud per questioni culturali, per la scarsa fiducia nel Ssn e la scarsa organizzazione e presenza di radiografisti dedicati. Sarebbe importante – ha suggerito Zanon – concentrare la consultazione delle immagini mammografiche in una centrale diagnostica regionale, con radiologi specializzati che, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, possono fare diagnosi più corrette, velocizzando le procedure e risolvendo il problema del personale e delle liste d’attesa”. Inoltre, “per elevare gli standard nella cura del cancro – ha concluso – serve un network europeo degli operatori in campo oncologico, come fatto per le malattie rare”.