E’ in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa: si stima che 4 persone su 5 siano colpite dal papillomavirs uomano (Hpv) nel corso della vita – le donne più degli uomini – e l’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione. Non solo: il 95% dei casi di tumore della cervice, secondo l’Oms, è causato da un’infezione genitale da Hpv. “Nel 70-90% dei casi l’infezione si risolve spontaneamente entro 12-24 mesi, nel 10-30% dei casi rimane persistente, fino a determinare lesioni. Solo il 3-5% di queste lesioni, se non evidenziate e trattate, possono evolvere nel tumore del collo dell’utero. Fondamentali la prevenzione, attraverso la vaccinazione delle ragazze a partire già dai 12 anni di età. Grazie alla vaccinazione, al Pap test e alla colposcopia, noi auspichiamo che in una nazione civile carcinomi del collo dell’utero presto non esisteranno più”. Così Antonio Chiantera, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo).
Lo specialista sottolinea l’importanza della prevenzione contro l’infezione da papillomavirus, il fattore di rischio più importante per l’insorgenza del tumore della cervice uterina, la seconda neoplasia femminile più frequente dopo quella della mammella. Generalmente, il tempo che intercorre tra l’infezione da Hpv e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni.
“Ad oggi – spiega Chiantera – si conoscono oltre 100 tipi di virus Hpv, ma, come per tutte le infezioni virali, non disponiamo di una terapia specifica, bensì solo di formulazioni vaccinali che proteggono contro alcuni di questi virus e che, quindi, permettono di attuare solamente una prevenzione primaria contro l’infezione. E’ il caso del vaccino nonavalente che protegge da 9 tipi di Hpv: 6, 11, 16, 18, 31,33, 45, 52 e 58, capaci di indurre il cancro. Questo vaccino potrebbe prevenire circa il 90% dei tumori dipendenti da Hpv. Oltre al vaccino, abbiamo a disposizione trattamenti quali la radio-vaporizzazione e la laser-vaporizzazione. Nelle forme più gravi, invece, si procede all’asportazione del tessuto. Il virus infatti non entra nel territorio vascolare, ma resta localizzato a livello della mucosa e della cute”.
In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa del tumore (dati ministero Salute). “Per questo motivo – insiste Chiantera – è importante mettere in atto misure preventive, basate su programmi di screening, che consentano di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma. L’arma di prevenzione secondaria per ridurre l’incidenza del cancro della cervice è rappresentata solo dalla diagnosi tempestiva effettuabile mediante test di screening ed indagini diagnostiche di secondo livello, quale la colposcopia”.
Secondo il presidente della Sigo, “di grande aiuto è anche la tipizzazione dell’Hpv, tecnica eseguita mediate Pap test su strato liquido, perché consente di rilevare l’infezione virale a livello cervicale oppure, al contrario, di constatarne l’assenza. Tuttavia, l’indicazione principale resta quella di vaccinare le ragazze dai 12 anni di età in poi. E visto che si tratta di una malattia sessualmente trasmissibile, abbiamo come unico mezzo di prevenzione la protezione nei rapporti sessuali”.
Sul caso del ginecologo di Bari smascherato da un programma tv, che diceva di curare dal papillomavirus facendo l’amore con le pazienti, Chiantera taglia corto: “Non esiste attività sessuale che possa far guarire una malattia. Come società scientifica siamo in attesa che le autorità giudiziarie, l’Ordine dei medici e i nostri probiviri, si pronuncino a riguardo”.
La pandemia di Covid-19 ha provocato una forte battuta d’arresto delle immunizzazioni contro l’Hpv. Circa la metà degli adolescenti ‘target’ della profilassi non ha ricevuto la vaccinazione nel 2020 ed è a rischio di contrarre una neoplasia da Hpv.
Non solo, “secondo le nostre stime, a causa dell’emergenza sanitaria non sono stati effettuati 1,5 milioni di Pap test”, rimarca Chiantera. E la battuta d’arresto dei programmi di screening sarà al centro del Congresso nazionale della Sigo, ‘La ginecologia e le donne: Oltre la pandemia’, in programma a Sorrento dal 12 al 15 dicembre.
“Finalmente ci vedremo in presenza – evidenzia il presidente della società scientifica – Ma il congresso sarà preceduto dalla seconda Giornata nazionale di ginecologia italiana, che si terrà il 9 dicembre, durante la quale affronteremo il tema dei mancati screening. Non a caso l’incontro sarà soprattutto un’occasione per sollecitare le donne a recuperare il tempo perduto, a sottoporsi a visite e controlli di routine dal proprio ginecologo”.