Donald Trump ha lanciato warp speed, un programma per sviluppare un vaccino contro il coronavirus entro fine anno.
Sarà “un enorme sforzo scientifico, industriale e logistico, diverso da qualsiasi cosa il nostro paese abbia visto dopo il progetto Manhattan”, ha annunciato Trump in conferenza stampa ieri, venerdì 15 maggio. Il progetto Manhattan consentì la realizzazione delle prime bombe atomiche durante la seconda guerra mondiale.
Trump ha idee diverse rispetto ad Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale delle allergie e delle malattie infettive e membro della task force anti Covid-19 della Casa Bianca. In’audizione al Senato di martedì scorso, Fauci ha ricordato l’importanza di sviluppare un vaccino adeguatamente testato. Maggiori controlli vuol dire un vaccino più sicuro ed efficace, ma anche un’altra cosa: non potrà essere pronto in breve tempo.
Anche l’ex direttore dell’autorità biomedica per la ricerca, Rick Bright, è d’accordo con Fauci. “Normalmente, ci vogliono fino a 10 anni per fare un vaccino. C’è molto ottimismo intorno a un periodo di tempo che va dai 12 ai 18 mesi, se tutto va alla perfezione. Non abbiamo mai visto andare tutto alla perfezione”, ha detto Bright giovedì 14 maggio.
Il presidente però è convinto di riuscire nell’impresa: “Nella storia non c’è mai stato un progetto come questo per trovare un vaccino”. Nessuno come gli Stati Uniti, quindi, sostiene Trump. E se non si dovesse trovare? “Vaccino o no, siamo tornati e stiamo iniziando il processo e, in molti casi, non ci sono vaccini e arriva un virus o un’influenza e si combatte”. Trump vuole riaprire l’America e vuole farlo in fretta. La crisi economica potrebbe scombinare i piani in vista delle elezioni presidenziali di novembre.
Mario Bonito