Rivoluzioni in corso nella squadra di governo e di uomini e donne di Donald Trump negli Stati Uniti. Il numero uno della casa bianca, il presidente Donald Trump ha infatti deciso di porre in essere una decisione importante, andando a sancire una sostituzione in seno all’intelligence made in Usa.
Di cosa si tratta? Semplice. Trump ha licenziato il leader degli 007 e al suo posto ha messo a capo un suo fedelissimo.
Dunque Trump licenzia Coats, il capo degli 007: arriva al suo John Ratcliffe, come anticipato uomo di fiducia del titolare della Casa Bianca.
John Ratcliffe prende dunque ufficialmente il posto del numero uno degli 007 statunitensi. Sull’addio di Coats incidono, pesantemente, i contrasti con il presidente su Russia, Corea del Nord e Iran. Il nuovo responsabile dell’intelligence aveva, invece, attaccato il procuratore speciale Mueller sul Russiagate.
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Cambio della guardia, dunque, tra gli 007 statunitensi. Il capo degli 007 americani, Dan Coats, abbandona l’incarico dopo mesi di duro contrasto con Donald Trump.
Il presidente americano ha deciso di tagliarlo e di nominare, al suo posto, il fedelissimo John Ratcliffe. Costui, repubblicano del Texas viene considerato come una figura di estrema fedeltà nei riguardi del premier americano.
John Ratcliffe infatti ha incalzato l’ex procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, durante le sue audizioni in Congresso.
“Sono lieto di annunciare che il rispettato John Ratcliffe sarà nominato direttore dell’intelligence nazionale. Dan Coats, l’attuale direttore, lascerà il 15 agosto. Voglio ringraziare Dan per il suo grande servizio al paese” ha dichiarato Trump su twitter, dando dunque conferma alle abbondanti indiscrezioni delle ore che hanno preceduto l’annuncio ufficiale.
Trump del resto maturava questa decisione da tempo. Aveva messo in cantiere l’idea di licenziare Coats già nel 2018, a seguito dell’incontro in Finlandia con il presidente russo Vladimir Putin, e del rapporto dell’Intelligence, secondo cui state interferenze di Mosca nella corsa presidenziale del 2016. Coats aveva espresso dubbi sull’opportunità di un incontro con Putin.
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Del resto, anche in precedente, l’ormai ex direttore dell’Intelligence era stato criticato dalla Casa. Alla conferenza sulla sicurezza, ad Aspen, Coats aveva parlato con stupore del fatto che Trump aveva invitato Putin alla Casa Bianca.
Da lì in poi, la freddezza: certo, il direttore dell’Intelligence aveva scelto il basso profilo, evitando di contraddire il presidente, ma per Trump la situazione era compromessa.
A gennaio altri attriti tra lui e Casa Bianca sui dossier Iran, Siria e Corea del Nord. Coats aveva manifestato preoccupazione, tanto da ispirare un tweet risentito a Trump nel quale invitava l’Intelligence a “tornare a scuola“.
Negli ultimi mesi su pressione di alcuni consiglieri politici il presidente era pronto a licenziarlo, ma Coats era rimasto al comando grazie al lavoro diplomatico di Mike Pence, amico del capo degli 007. Poi, la scelta.
Ratcliffe avrebbe incontrato Trump in segreto il 19 luglio alla Casa Bianca, in un colloquio per capire se accettare l’incarico. Dopo una settimana Ratflicce ha incalzato Mueller sul tema del RussiaGate.
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