Altro che impeachment, accuse di stupro, speculazioni, o ricatti: mentre il mondo si preparava alla sua debacle in occasione delle elezioni del prossimo novembre, in gran silenzio lui invece era al lavoro per ambire al Premio Nobel per la Pace!
Questo perché oggi, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha esordito con l’annuncio del secolo: ”Oggi Israele compie un grande passo verso la pace”.
Donald Trump ha quindi annunciato di aver studiato per l’Accordo del secolo’, un piano di pace di 80 pagine, elaborato nei minimi particolari, che si propone come “la proposta più dettagliata mai avanzata per il Medioriente. La nostra proposta elabora soluzioni e tattiche per rendere più sicura e prospera la regione. L’obiettivo – ha poi aggiunto – è una soluzione a due stati che permetta di fare un grande passo verso la pace’. Con questo accordo, Gerusalemme rimarrà capitale unita di Israele. Ma questo non è un grande accordo, l’ho già fatto”.
Dopo aver premesso che ”La pace non ha nulla a che fare con la politica”, Trump ha tenuto subito a ringraziare Netanyahu ”per aver accettato questo passo coraggioso’, e per essere stato ‘disposto a sostenere questo progetto per negoziazioni future’ finalizzate alla pace in Medioriente”.
“Domenica ho spiegato a Netyanahu la mia visione per la prosperità del Medioriente, una proposta che è diversa dal passato. Forgiare questa pace è la sfida più difficile di tutte. Nel mio viaggio in Israele ho incontrato anche il presidente palestinese a Betlemme e sono rimasto colpito dalla fede dei palestinesi. Meritano una vita migliore. I palestinesi sono rimasti intrappolati nella violenza, nel terrorismo, c’è chi li ha usati per portare avanti l’estremismo. Lo Stato di Israele cerca la pace e la pace va al di là della politica“.
Entrando poi nello specifico dell’accordo, il presidente degli Stati Uniti ha spiegato: “Creeremo un territorio contiguo con il futuro Stato palestinese, a condizione che siano raggiunti alcuni ‘requisiti’, come il rifiuto totale del terrorismo. La transizione verso i due Stati – si è quindi affrettato a spiegare ‘inquilino della Casa Bianca – non porterà rischi per la sicurezza di Israele. Non permetteremo il ritorno dei giorni del terrorismo. La pace richiede compromessi, ma non chiederemo mai a Israele di scendere a compromessi per la sua sicurezza. La capitale del futuro Stato palestinese, se le parti dovessero accettare il piano, sarà a Gerusalemme Est. Questo accordo – ha aggiunto ancora – raddoppierà il territorio palestinese e creerà una capitale dove gli Stati Uniti apriranno un’ambasciata. Nessun israeliano o palestinese dovrà lasciare la sua casa” ha quindi sottolineato, assicurando che tutto ciò è stato pensato affinché “l’accordo sia vantaggioso anche per i palestinesi. E’ un’opportunità storica per loro per raggiungere uno Stato indipendente. E’ l’ultima occasione che hanno dopo 70 anni di fallimenti”.
Ovviamente, essendo un piano pensato in ‘grande’, altrettanto importante sarà anche il coinvolgimento economico che, qualora venga sottoscritto da ambo le parti, ne conseguirà. Nello specifico il numero uno Usa ha preventivato “un investimento di 50 miliardi di dollari nel nuovo Stato palestinese”, dove Washington aprirà una sua “ambasciata”. Ma la buona notizia è che “molti Stati vogliono partecipare. Ci sarà un grande sostegno da parte dei vicini e altrove“. Inoltre Trump ha anche spiegato che, in questa inedita dimensione, il nuovo stato palestinese potrà ambire anche ad un futuro economico: “nei prossimi anni sarà creato un milione di posti di lavoro, il pil raddoppierà e ci saranno molte più opportunità per i palestinesi. Il nostro progetto – ha quindi tenuto a rimarcare Trump – metterà fine al ciclo di aiuti dall’estero ed i palestinesi potranno andare avanti da soli”.
Ma non solo, oltre che a stilare un report dettagliato sulla proposta di pace ed i suoi tempi, Trump ha anche realizzato una ‘mappa’ dove viene visualizzata la nuova situazione, con i confini tra Israele ed il nuovo stato palestinese.
Dal canto suo, il primo ministro israeliano ha tenuto a precisare che con ‘l’Accordo del secolo’ “è stata ‘riconosciuta la sovranità di Israele sulle entità ebraiche della Giudea e della Samaria. Credo che nei decenni e nei secoli ricorderemo il 28 gennaio 2020 perché oggi lei è stato il primo leader mondiale a riconoscere la sovranità di Israele sui territori della Giudea e della Samaria. Il piano Trump – ha proseguito Netyanahu – riconosce che Israele deve avere la sovranità nella Valle del Giordano e in altri luoghi strategici dove può difendere se stesso da solo. Piuttosto che chiudere gli occhi e sperare per il meglio, ha riconosciuto che Israele deve avere la sovranità per potersi difendersi da solo”.
Dunque, il premier israeliano ha affermato la propria disponibilità ”per negoziare con i palestinesi sulla base del piano”.
In definitiva, raggiante, Netanyahu ha parlato di ”una giornata storica” per la quale ha più volte e ringraziato Trump per il su impegno nel tracciare ”un futuro luminoso per gli israeliani, i palestinesi e la regione’. Il piano di pace rappresenta un ‘sentiero realistico per un pace durevole’ tra israeliani e palestinesi – ha quindi osservato il premier – Dalla sua nascita Israele ha cercato la pace con i vicini palestinesi e il mondo arabo, ma questa pace si è dimostrata impossibile nonostante varie proposte di pace con buone intenzioni – ha aggiunto – Ma sono tutte fallite perché non trovavamo un equilibrio giusto tra la sicurezza israeliana e le aspirazioni di indipendenza palestinese”.
C’è però da segnalare che, almeno sulle prime, il movimento islamico palestinese ha subito bocciato il piano americano. Come ha riportato al-Arabiya, non ‘piace’ il disarmo delle varie fazioni ubicate all’interno della Striscia di Gaza che, per l’appunto, dal 2006 è governata proprio da Hamas. Secondo Ismail Haniyeh, leader di Hamas, come ha ribadito telefonicamente a Mahmoud Abbas, presidente dell’Anp (Autorità nazionale palestinese): ”L’unità dei palestinesi è fondamentale per difendere i propri diritti”. I due interlocutori avrebbero deciso di rimanere uniti rispetto al piano Usa, allo scopo di ‘proteggere i diritti nazionali’. Nello specifico Abbas avrebbe commentato che ‘‘L’unità palestinese è fondamentale per far fronte all’accordo che ha come obiettivo quello di liquidare i diritti legittimi del popolo palestinese”. Speriamo che altri stati ‘amici’ intervengano, anche se non ufficialmente, cercando di far capire loro quale grande opportunità potrebbe concretizzarsi per quest’area, flagellata da decenni di guerre e lotte intestine…
Max