Home ATTUALITÀ Truffa dati sensibili clienti Treccani: le specifiche

    Truffa dati sensibili clienti Treccani: le specifiche

    Una finta vendita di opere della Treccani, per accaparrarsi migliaia di dati personali in tutt’Italia: una vasta operazione partita quando nel 2019, telefonate sospette hanno fatto partire le indagini della Finanza terminata con la contestazione dell’articolo 167 del Codice della privacy: trattamento illecito di dati.

    Il Garante dovrà valutare con un’istruttoria la stima del danno: dati sensibili, sono coperti da riservatezza salvo autorizzazione del titolare degli stessi. Ma oggi disporre di elenchi di numeri telefonici, acquisti indirizzi email dei clienti vuol dire poter entrare in forma nella vita privata per carpire informazioni per cui proponendo acquisti o reperendo profili commerciali da rivendere poi nel sottobosco di chi ne fosse interessato.

    Il reato è cedere tali dati ad altri senza consenso. Stando a quanto emerge gli indagati sono quattro: uno, rumeno, è irreperibile. Gli altri tre, campani, dicono di aver comprato i dati con tanto di fattura emessa da una società londinese inesistente. E da cui, fra il 2020 e il 2021 sarebbero stati girati più di due milioni di euro a un conto svizzero che porta a un calabrese con precedenti di polizia per truffa. Un giro all’estero per superare i controlli (poiché il Regno Unito è fuori dalla Ue).

    Due le società (con sede a Milano) che fanno riferimento agli indagati e che detenevano illegalmente le liste clienti: la «Progetto Archivio Storico» e la «Assegnazione Arte». Nei loro database, su 10.244 nominativi 5.373 erano riconducibili alla Treccani e alla casa editrice Editalia, società al 99% dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato che vende opere d’arte e numismatica.

    Dai pacchetti di nominativi si ricavavano due differenti di guadagno: gli incassi, perché quei dati venivano poi rivenduti, e quelli prodotti da chi — per esempio clienti della Treccani — alla fine comprava i prodotti proposti negli appuntamenti.

    L’inchiesta, aperta a Roma, è poi arrivata sul tavolo del sostituto procuratore milanese Stefano Civardi. «Il tipo di attività che abbiamo svelato è estremamente lucrativo e mina le garanzie dei consumatori» valuta il colonnello della Guardia di Finanza Gian Luca Berruti, comandante del Gruppo investigativo del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche. «La protezione dei dati è un diritto civile primario da preservare», afferma. «Questi fenomeni sono ostacolo per un mercato pienamente concorrenziale e trasparente e per una società attenta ai bisogni dei consumatori».