I carabinieri della Campania hanno scoperto il Napoli Group, molto temuto dalla Bce, responsabile
del 90% delle banconote false in circolazione in tutto il mondo. La banda include undici
organizzazioni campane, ognuna delle quali ha una sua specializzazione, a partire dallo stoccaggio
e per finire con il trasporto. I componenti di questa organizzazione, inoltre, erano in contatto con
altre associazioni criminali presenti in diversi paesi europei, alle quali davano lezioni di
contraffazione. Le banconote falsificate venivano spese prevalentemente in Europa e in Africa.
Hanno addirittura stampato una banconota di 300 euro, taglio che non esiste, ritrovata poi in
Germania. 56 le persone arrestate, tra cui Domenica Guardato, la mamma di Fortuna, la bambina
vittima di abusi, morta questa estate dopo essere caduta dal balcone di casa sua. La morte della
bambina resta ancora un mistero, anche se è aperta un’inchiesta che ipotizza l’omicidio. Secondo
l’accusa, Domenica Guardato acquistava da Giuseppe Manzo, molteplici banconote contraffatte,
per poi rivenderle ad acquirenti abituali che si occupavano di spenderle nei negozi e nei
supermercati. La donna però, ha negato tutto. La misura adottata per lei è stata di vietarle
di dimorare in casa sua nel comune di Caivano. Per tutti gli altri, le accuse sono per associazione a
delinquere, falsificazione di monete, spendita ed introduzione nello Stato di monete falsificate,
falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli. L’indagine era iniziata nel
2012, grazie al comandante della stazione dei carabinieri di Casagiove (Caserta), che in due anni è
riuscito ad arrestare circa trenta persone. In seguito, il gip Dario Gallo, grazie alle indagini
coordinate dal procuratore Filippo Beatrice e dai sostituti Giovanni Conzo e Gerardina Cozzolino,
ha emesso le ordinanze cautelari, che stabilivano l’arresto di 29 persone, altre 10 messe ai
domiciliari, e 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’ipotesi iniziale riconduceva i
pochi elementi trovati, ad un’attività svolta da clan camorristici, ma successivamente si resero
conto che si trattava di un’organizzazione a delinquere finalizzata alla produzione delle banconote
false e all’utilizzo di queste.