Trent’anni dalla strage di Natale sul 904. Il nuovo processo a Firenze contro Totò Riina – di Glenda Fei

Sono trascorsi ormai trent’anni dalla strage sul treno 904 esploso il 23dicembre 1984, mentre percorreva la Galleria dell’Appennino fra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, diretto da Napoli a Milano. Su quel treno viaggiavano molte famiglie che tornavano a casa per Natale o andavano a trovare i parenti al Nord. La bomba, nascosta in due borse piazzate sulla griglia portapacchi nel corridoio del vagone numero 9, esplose alle ore 19:08 provocando 16 morti, fra cui 3 bambini e 267 feriti. Fra di loro c’era una signora di 37 anni, Loretta Pappagallo, che stava rientrando a Milano. Era salita da Firenze sul vagone 9, poi si era spostata al vagone 10 perché nel suo scompartimento veniva disturbata da canzoni napoletane ascoltate alla radio da una famiglia. “Stavo sonnecchiando quando fui svegliata di soprassalto da un lampo fortissimo seguito da un rumore ancora più forte. Il treno piombò nel buio e il buio fu subito riempito dalle urla, dalle invocazioni dei feriti, dai controllori che gridavano: “Non scendete dal treno”. Mi sono salvata, ma quella bomba mi ha tolto la serenità. Per trenta anni ho rimosso tutto. E’ stata mia figlia Giada a spingermi a riprendere in mano la mia consapevolezza”, racconta la donna sopravvissuta.

Dopo tanti anni è stato avviato il nuovo processo per la strage, a seguito di rivelazioni di alcuni pentiti di mafia e di camorra. Salvatore Riina, capo dei capi di Cosa Nostra, è stato imputato come “mandante, determinatore e istigatore della strage”. Infatti sin dall’inizio le indagini, coordinate dal procuratore di Firenze, Piero Vigna, misero in relazione l’attentato con le rivelazioni di Tommaso Buscetta, che permisero  al giudice di Palermo, Giovanni Falcone, nel settembre 1984, di emettere una decina di mandati di cattura nell’ambito del primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Nonostante il collegamento fosse chiaro agli inquirenti di Firenze, l’inchiesta non riuscì all’epoca ad arrivare ai vertici di Cosa Nostra. Sono state inoltre trovate analogie fra la miscela esplosiva usata per far saltare il treno 904 con l’ordigno che avrebbe dovuto uccidere Falcone all’Addaura nell’89 e con quello che ha massacrato Paolo Borsellino e i suoi uomini di scorta in via d’Amelio il 19 luglio del 92. Ad oggi il processo contro Totò Riina riprenderà il 13 gennaio. Nel frattempo per il trentesimo anniversario, l’attentato verrà commemorato alle ore 11 nel piazzale della stazione ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro, nel Bolognese, dove verrà esposta una corona ai piedi della lapide per ricordare le vittime. Lo stesso avverrà a Napoli alle ore 12, dove verrà celebrata una cerimonia commemorativa deponendo una corona al binario 11 della stazione centrale, sotto la targa in memoria delle vittime.