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Tre azzurre ‘mondiali’ nella Discesa bulgara di Bansko

“Sapevo di avere nelle gambe un risultato importante, mi sento in forma e sto bene sugli sci, l’ho dimostrato in pista. Si trattava solo di liberare la testa e scaricare i cavalli per spingere in tutte le curve. Anche se devo dire la verità, mi sentivo lunghissima in tutte le parti e credevo di perdere tanta velocità, così ho cercato di stringere il più possibile e attaccare”. E’ a dir poco raggiante Elena Curtoni, protagonista indiscussa della ‘tripletta azzurra’ che quest’oggi ha dominato  in Bulgaria nella discesa femminile di Bansko. Dunque Elena Curtoni (1’29”31), Marta Bassino (+0”10), e Federica Brignone (+0”14): non ce ne è stato per nessuno. Per trovare un nome ‘straniero’ bisogna guardare al IV posto dove troviamo addirittura colei che è definita- per meriti –  la leader della classifica mondiale, ovvero la statunitense Mikaela Shiffrin, capace oggi ‘soltanto’ di un +0”35.

Una ‘tripletta rosa’ non nuova per lo sci azzurro

Come dicevamo, a rendere unica la gara di oggi, il fatto che mai prima d’ora nella Coppa del Mondo,  l’Italia femminile aveva festeggiato un ‘ tris in Discesa’. In realtà di triplette nell’almanacco ne figurano altre tre, quella di Goggia, Brignone e Fanchini a Bad Kleinkirchheim e, nel ‘Gigante’ delle finali di Aspen (2017), con la ‘scia azzurra’ disegnata da Brignone, Goggia e Bassino. La più emozionante, in quanto fu la prima, quella che 24 anni fa vide protagoniste del ‘Gigante’ di Narvik, con Compagnoni, Panzanini e Kostner.

“Ho sofferto tanto, la dedico a chi mi ha sostenuto”

Tornando all’azzurra col pettorale numero 28, Elena Curtoni, una giornata davvero speciale perché il suo è anche il primo podio nella Coppa del Mondo:  “una giornata – commenta – che rappresenta la svolta della mia carriera: nel 2017 arrivai quarta nella classifica finale di supergigante, poi sono arrivati due infortuni importanti che mi hanno bloccato. Prima mi sono rotta l’astragalo e il malleolo della gamba sinistra in primavera, poi in autunno il legamento crociato e il menisco del ginocchio destro. E’ stata dura riprendermi ma ce l’ho fatta. Dedico questa storica vittoria a tutti coloro che mi sono stati vicini”. Ma nonostante il brutto colpo, l’atleta lombarda non si è persa d’animo, rinnovando un impegno straordinario, “non ho mai perso il sorriso, anche nei momenti di maggiore sconforto – tiene a sottolineare Elena  – Probabilmente oggi era destino che finisse così, persino i miei genitori hanno deciso di venire fin qui. Non c’è una zona della pista dove penso di avere vinto, le sensazioni durante la discesa sono sempre state contrastanti”.

Ora l’attende il Supergigante…

Ma a renderla strafelice, rivela, “Il fatto di condividere con due compagne di squadra la mia prima vittoria e il primo podio dopo l’infortunio è stato speciale, quanta emozione nel vedere solo bandiere italiane. Adesso – si ferma a pensare facendosi seria – devo mantenere lo stesso atteggiamento anche in Supergigante, questa è una pista che mi è sempre piaciuta, anche in passato sono andata forte. Nel 2015 addirittura sono stata in testa per oltre metà gara e poi sono finita quinta, questi dossi esaltano le mie caratteristiche”.

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Di
Max Tamanti