“Per un leader che sa solo parlare di immigrazione e che in questo momento ha poco da parlarne perché il tema non è all’ordine del giorno, il fatto di potersi riaffacciare ai teleschermi e ai social dicendo ‘io difendevo l’Italia’ può fargli gioco. Il caso Gregoretti può essere uno spot per Salvini“.
Ne è convinto Marco Travaglio, ospite ieri sera da Floris su La7. D’altra parte con i sondaggi che continuano ad indicare Matteo Salvini e la Lega tra i favoriti nelle intenzioni di voto degli italiani, Floris ha in qualche modo cercato di ‘dare il suo contributo alla causa’, forse tentando di ‘scalfire’ un po’ il seguito registrato dal leader del Carroccio? Dunque ecco invitato il direttore del Foglio per cercare, attraverso la sua autorevolezza, di evidenziare le falle prodotte da Salvini, cavalcando appunto la vicenda Gregoretti (un po’ la fotocopia di quanto avvenuto per la ‘Diciotti’). Ma Travaglio, da persona seria e preparata quale è, non ha puntato il dito tanto per farlo, ma ha lucidamente analizzato la questione per quel che è stata. Quindi, premettendo che “i processi purtroppo sono così”, il giornalista ha spiegato a Floris che “Qui ci vuole l’autorizzazione del Parlamento perché il reato si ritiene commesso nella funzione da ministro. Salvini è accusato di avere sequestrato 131 migranti tenendoli bloccati sulla Gregoretti per 6 giorni nel luglio scorso, ma secondo me è molto difficile che venga condannato perché la nave in realtà poteva uscire dal porto e quindi non è un sequestro di persona vero e proprio“.
Tuttavia Travaglio (senza lasciar trasparire il solito ‘astio’ ormai comune nella stratosfera dell’intellighenzia), dal suo punto di vista ha espresso alcuni dubbi circa la difesa esposta dal leghista: “I magistrati chiedono al Parlamento l’autorizzazione a processarlo. Salvini risponde dicendo che erano d’accordo anche Conte e gli altri ministeri, cioè risponde sbagliando: non rileva che hai avuto complici, dovresti dimostrare al giudice che non hai commesso reato e al Parlamento che non potevi fare altrimenti. Anche se dimostrasse che c’entravano Conte e Di Maio non risolverebbe il suo problema, perché il responsabile è il ministro degli interni“.
Max