E’ stato pubblicato dall’ong Transparency il rapporto sull’indice di corruzione di 175 paesi del mondo. Il quadro che ne esce non sembrerebbe incoraggiante, su una scala di valutazione che va da 100, ovvero una percezione di corruzione nulla, a 0 nel caso di istituzioni percepite come molto corrotte, solo il 31 per cento ha un punteggio superiore ai 50 punti. Guidano la classifica dei paesi più corrotti la Somalia e la Corea del Nord (8), seguiti a breve distanza da Sudan e Afghanistan (11). I paesi percepiti come meno corrotti invece vedono la Danimarca primeggiare con un punteggio di 92, e subito dietro Nuova Zelanda (91) e Finalandia (89). L’Italia si piazza soltanto al sessantanovesimo posto con un punteggio di 43, insieme a Brasile, Grecia, Romania, Senegal e Swaziland. Non si fa troppa fatica a credere che l’Italia occupi l’ultimo posto nei paesi dell’Unione europea per percezione di corruzione, visti gli scandali pubblici che l’hanno coinvolta negli ultimi anni, anche se la sua posizione non è peggiorata rispetto all’anno passato.
Registrano un buon piazzamento invece la Germania dodicesima e la Gran Bretagna quattordicesima. La Francia si colloca solo al ventiseiesimo posto. Gli Usa diciassettesimi.
Secondo il rapporto il livello di corruzione è percepito in aumento soprattutto nei Paesi con il più alto tasso di crescita economica come la Turchia, il Brasile, la Russia, l’India e la Cina.
Le critiche di Transparency International si rivolgono anche ad importanti centri finanziari. Che si trovino o meno in Paesi percepiti come poco corrotti l’organizzazione riconosce alle banche, alle multinazionali e alle principali piazze commerciali come Francoforte, Londra e New York, un’influenza sostanziale sul fenomeno della corruzione.
’’I Paesi nella parte più bassa della classifica devono prendere misure radicali contro la corruzione a vantaggio dei propri cittadini. Mentre gli Stati ai primi posti devono assicurarsi di non esportare pratiche corruttive nei Paesi in ritardo di sviluppo’’, ha spiegato José Ugaz, presidente di Transparency International.