Nonostante tutto, per quanto la situazione sembrerebbe migliorare, lItalia naviga ancora in acque agitate rispetto alla classifica mondiale che annualmente misura lindice di percezione della corruzione in ciascun paese. Con un punteggio di 47 su 100 infatti, il nostro Paese rimane ancora nelle parti basse della classifica mondiale, fermandosi al 60esimo posto su 176. Il lieve miglioramento della situazione (abbiamo guadagnato 12 punti), si deve al 2012, anno in cui è stata varata la legge anticorruzione. Lo ha stabilito il report 2016 diTransparency International, presentato oggi nella sede dell’Anac alla presenza del presidente Raffaele Cantone, nel quale si stila il ranking mondiale del Cpi, l’indice di percezione della corruzioneche prende in considerazione 176 Paesi. Anche questanno nella graduatoria sono sempre in testaDanimarcaeNuova Zelandacon 90 punti, seguite daFinlandia(89) eSvezia(88). Paesi dove, spiega lassociazione che monitora annualmente la situazione, “non sorprende che questi stessi Paesi siano quelli chepossiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso allinformazione, diritti civili, apertura e trasparenza dellamministrazione pubblica”. Allopposto inveceSomalia(10),Sud Sudan(11),Corea del Nord(12) eSiria(13) chiudono la classifica. Come fa fa notare l’associazione, scorrendo i dati si evince che il 69% ha ottenuto un punteggio inferiore a 50 su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come “la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo. Il Cpi di questanno, mostra che la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo. Sono più i Paesi infatti che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati. Questo dato ci deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo nel mondo. Il 2016 si legge ancora nel report – ha mostrato chiaramente come corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche,siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo”. Come denuncia il presidente di Transparency International, José Ugaz, “non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. La lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare”. Nello specifico, per quel che invece ci riguarda, il report sottolinea come il risultato sia “ancora troppo poco, soprattutto in confronto ai nostri vicini europei, ma il trend positivoè indice di uno sguardo più ottimista sul nostro Paese da parte di istituzioni e investitori esteri”. Sono insomma ancora troppo lontani i tempi, come accadde nel 2007, quando l’Italia incassò il risultato migliore: 52 punti, attestandosi al 41esimo posto della classifica mondiale. Cè però da sottolineare, di contro, che è fortunatamente altrettanto lontano anche quello che è stato il momento peggiore per il nostro paese: quel 2011, quando il punteggio era sceso a 39 punti, rimanendo fermo rispetto all’anno precedente.