Tragedia Rigopiano, spunta telefonata di una delle vittime

    Nuovi sconcertanti dettagli vanno ad aggiungersi, a quasi due anni di distanza, alla tragedia dell’Hotel Rigopiano, in Abruzzo. Come molti ricorderanno, era il 18 gennaio 2017 e la struttura fu colpita da una violentissima slavina che provocò la morte di 29 persone. Tra dubbi, indagini e accuse, l’inchiesta dura ormai da quasi due anni, ma ora sarebbe emerso un nuovo particolare di notevole importanza: nei giorni scorsi è spuntata tra le carte dell’indagine una telefonata della cui esistenza finora non si è mai saputo nulla. Si tratta di una telefonata alla prefettura di Pescara partita dall’albergo alle ore 11.38 della mattina del 18 gennaio 2017, cinque ore prima della valanga, e che è scomparsa dalle carte che la stessa prefettura consegnò agli inquirenti dopo la tragedia. La chiamata è stata rintracciata quasi per caso dai carabinieri forestali nel tabulato telefonico del cellulare di Gabriele D’Angelo, il cameriere dell’hotel ucciso – come altre ventotto persone – dalla slavina. D’Angelo telefonò al centralino della prefettura alle 11.38, proprio mentre il prefetto Francesco Provolo (indagato per omicidio e lesioni colpose, falso ideologico e omissione d’atti di ufficio) stava partecipando al Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza.
    La conversazione durò circa 220 secondi. A rispondere alla telefonata fu l’operatrice Giulia Potrandolfo, la quale annotò il messaggio: D’Angelo segnalava che al Rigopiano c’erano 45 ospiti bloccati (in realtà erano 40) e che dunque serviva urgentemente una turbina sgombraneve per evacuare la struttura. Ma nessuno, in prefettura, si fece carico della richiesta. Giulia Potrandolfo di recente è stata sentita dagli investigatori. Ha spiegato che i coordinatori della Sala operativa, la dottoressa Ida De Cesaris (indagata) e Gianfranco Verzella, mentre D’Angelo era in linea, le dissero di attenersi alle direttive impartite quando i privati cittadini volevano uno spazzaneve, e cioè fornire loro i numeri degli enti locali e della polizia. La cosa, dunque, inizialmente finì lì. Alcuni giorni dopo il 18 gennaio, però, quando i vigili del fuoco dichiararono chiuse le ricerche delle vittime e diffusero il bilancio finale di 40 tra vittime e superstiti, Giulia Potrandolfo si ricordò della telefonata di D’Angelo (il suo numero l’aveva conservato su un pezzo di carta) e del fatto che aveva parlato di 45 presenze all’hotel. Nel dubbio che ci fossero ancora cinque persone sotto le macerie, informò tutta la catena di comando della prefettura, dal capo di Gabinetto ai vice prefetti in servizio temporaneo a Pescara, Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Eppure, della chiamata del cameriere dell’hotel non vi è traccia in nessuno dei brogliacci consegnati dalla prefettura agli inquirenti della procura di Pescara. È sparita. Come se non fosse mai esistita.
    A quell’ora – le 11.38 – era probabilmente già troppo tardi per gli ospiti del Resort di Rigopiano. La provinciale 8 era completamente invasa dalla neve, e anche se fosse partita una turbina dopo la telefonata di D’Angelo, quasi sicuramente non sarebbe arrivata all’hotel prima della valanga. Il loro destino era segnato. E però, il mistero rimane. Perché non è stata inserita nei brogliacci? Perché agli investigatori è stata tenuta nascosta?