“Il ruolo del volontariato sanitario in Italia è in piena espansione e per questo motivo è sempre più cruciale: abbiamo oltre 500mila volontari. Quasi 20mila operano all’interno dell’Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, la maggior parte dei quali assicura una regolare presenza nei luoghi di cura, oltre a garantire assistenza domiciliare, sostegno psicologico e tutta una serie di servizi, compreso il trasporto dei nostri pazienti dall’ospedale a casa, e viceversa. E trattandosi di pazienti onco-ematologici, Ail da anni con la sua Scuola di formazione sente la necessità di preparare i suoi volontari adeguatamente e con professionalità, per rispondere con responsabilità e al meglio alle loro richieste, sia dal punto di vista psicologico che assistenziale”. Lo ha sottolineato Giuseppe Toro, vicepresidente nazionale Ail e presidente Ail Palermo Trapani, intervenendo al convegno nazionale sul Terzo settore dal titolo ‘Curare è prendersi cura: La missione di Ail per una sanità a misura d’uomo’, in programma a Roma fino al 2 ottobre nel Salone d’Onore del Coni.
In merito al ruolo del volontariato sanitario all’interno del nuovo Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Toro non ha dubbi: “Da sempre Ail collabora con le divisioni di Ematologia e di Oncoematologia, portando avanti tutta una serie di servizi vicini alle esigenze del paziente in tutta la fase della malattia, servizi che ci auguriamo il Servizio sanitario nazionale del futuro possa recepire e fare sue. Mettere al centro il malato significa passare dalla semplice assistenza di tipo sanitario a una assistenza di tipo sociale. L’integrazione dei due momenti è fondamentale per poter andare verso un’eguaglianza, perché i malati sono tutti uguali finché ricoverati nei reparti ospedalieri, ma diventano diversi una volta dimessi”.
La Scuola di formazione Ail, dalla fine del 2019, seleziona nuovi volontari sanitari grazie a un team di esperti costituto, tra gli altri, da circa 30 psicologi in attività nei centri di Ematologia sparsi su tutto il territorio nazionale e da volontari anziani, perché “il volontariato deve saper parlare con i pazienti, con i familiari e aiutarli in tutto il percorso di malattia, in sincronia con gli ematologi”.