Nata prematura di 33 settimane, una neonata gemellina di appena un chilo e mezzo, affetta da una grave cardiopatia – atresia polmonare a setto intatto – è stata salvata al Regina Margherita di Torino grazie ad un trattamento totalmente percutaneo, totalmente innovativo e non invasivo, mai eseguito prima su un neonato così piccolo, che le ha permesso di tornare a respirare. Ora la piccola è ricoverata in terapia intensiva dove i suoi piccoli polmoni stanno imparando a respirare e lei potrà crescere normalmente come la sorellina, ancora ricoverata nel reparto neonatale del Sant’Anna. L’atresia polmonare a setto intatto è una cardiopatia congenita complessa e rara, non compatibile con la vita, poiché la valvola polmonare è completamente chiusa, il ventricolo destro è piccolo ed ispessito e la vita del bimbo dipende dalla pervietà del dotto di botallo. Il trattamento può essere chirurgico o percutaneo. Il trattamento è in genere chirurgico, nel neonato a termine di gravidanza. Solo nel 20% dei casi questa cardiopatia può essere trattata senza l’intervento del cardiochirurgo. Nel bimbo prematuro, come in questo caso, il trattamento chirurgico non è fattibile e il trattamento transcatetere ha un alto rischio, vista la piccolezza degli organi e limmaturità dei tessuti. Ad eseguire l’intervento l’équipe di Cardiologia (composta dalle dottoresse Agnoletti e Gaetana Ferraro) dell’ospedale Regina Margherita che, tramite radiofrequenza, ha eseguito una perforazione transcatetere della valvola polmonare, che era completamente chiusa. Un filo che trasmette lenergia elettrica è stato portato, attraverso le vena femorale, sotto il piano valvolare chiuso. E stata erogata una piccola dose di energia, che ha permesso di perforare la valvola e poi di dilatarla sino alla sua completa apertura. Il trattamento transcatetere è stato possibile grazie alla miniaturizzazione degli strumenti in uso per il trattamento delle cardiopatie congenite. Questi interventi al di fuori della pratica quotidiana, fatti in pazienti in condizioni ’estreme’ – spiegano dall’ospedale – sono possibili solo grazie alla stretta collaborazione delle équipe di ostetricia della professoressa Tullia Todros, di neonatologia, cardiologia e di cardiochirurgia con il dottor Carlo Pace.