Siamo a Torino, dove la sentenza di un giudice ha stabilito per Elhmandi Halili, 23 anni, origini marocchine ma cittadino italiano, il cosiddetto Daspo web. Tutto nasce quando le autorità scoprono che il giovane utilizza internet per divulgare il primo manifesto dellIsis in Italia: da qui larresto e la successiva decisione del giudice che ha stabilito il divieto assoluto per cinque anni di navigare in rete, frequentare i social network e in generale usare qualunque dispositivo – che sia smartphone, tablet o pc – che gli consenta di collegarsi al web. Halili non potrà neanche entrare negli internet point, luoghi maggiormente frequentati proprio dai terroristi e dagli aspiranti tali, per visitare siti estremisti per radicalizzarsi e divulgare materiale rendendo più difficile risalire allidentità dellinternauta. ?A chiedere questa misura nei mesi scorsi è stato il pm Antonio Rinaudo, che ha coordinato linchiesta che a marzo ha portato allarresto del giovane, che viveva con la famiglia a Lanzo, nel Torinese, accusato di partecipazione ad associazione terroristica. Il tribunale per le misure di prevenzione di Torino, constatata la pericolosità sociale del ragazzo, ha rilevato la necessità di una serie di limitazioni nellambito della sorveglianza speciale. E tra questi provvedimenti cè anche il daspo digitale di cinque anni, che tuttavia scatteranno quando Halili uscirà dal carcere dopo la sentenza definitiva. Non si sa quando visto che davanti al tribunale di Torino è appena iniziato il processo di primo grado. Ma il giovane aveva già patteggiato una pena di due anni per apologia del terrorismo in una precedente inchiesta della procura di Brescia. ?
A carico di Halili ci sono numerose contestazioni relative alla diffusione via web di materiale di propaganda, come festeggiamenti in occasione di attentati di matrice islamica. In occasione della diffusione della notizia della morte di Al Adnani, portavoce dello Stato islamico, Halili aveva creato una piattaforma social in cui aveva pubblicato i messaggi più celebri, che inneggiavano agli attacchi in Europa del 2015.