Il quotidiano ci narra d’un mondo sempre più estremizzato, soprattutto sul fronte dell’accumulo di ricchezze come dell’aumento di povertà. Ecco perché fotografiamo due situazioni romane. Da un lato la storia dei senza fissa dimora che vivono in camper e roulotte, e dall’altra la vicenda della direzione generale della multinazionale Tim.
Circa otto anni fa s’apriva il contenzioso tra Comune di Roma e cittadini che risiedono in roulotte e camper senza pagare occupazione di suolo pubblico e, purtroppo, alloggiando in case su ruote non revisionate presso la Motorizzazione e spesso prive d’assicurazione “rca obbligatoria”: in quasi un decennio di verbali e sequestri di camper da parte della polizia locale, i senza fissa dimora pare abbiano cumulato un contenzioso milionario con l’ex Equitalia (oggi Agenzia delle Entrate). Somme che il Comune di Roma e lo Stato italiano non recupereranno mai, ed in forza del fatto che i multati sono cittadini definiti dalle analisi sociali a “povertà irreversibile”: a difenderli provvedeva gratuitamente l’avvocato Ferdinando Imposimato (storico magistrato scomparto circa un anno fa). Oggi il Comune di Roma sarebbe nuovamente sul piede d’una nuova crociata contro i senza tetto capitolini, rei di dormire abusivamente in camper e roulotte: un sequestro di case su ruote non certo indolore per le casse del Comune, infatti migliaia di carrattrezzi privati verrebbero impiegati per portare i camper nelle aree di sequestro giudiziario. E su cosa fare sono divisi sia la politica che l’opinione pubblica. E dalle baracche passiamo ai palazzi regali.
Infatti s’avvia finalmente a conclusione la spinosa questione del contenzioso tra multinazionale Tim e fondo immobiliare Teodora, proprietario della storica sede Tim sita a Roma in via de Francisci, che ha ospitato la Direzione Generale della Tim per circa vent’anni. Secondo fonti interne alla stessa società Tim, è stato trovato un accordo tra la stessa Tim ed il fondo Teodora sul rilascio anticipato dell’immobile romano oggetto di contenzioso. Si tenga presente che la corretta esecuzione del contratto prevedeva in origine un esborso di oltre venti milioni di euro da parte di Tim, dovuti al corretto pagamento dei canoni di locazione (il contratto sarebbe scaduto a dicembre 2020, con canone di 7,1 milioni d’euro l’anno per tre anni) e non era contemplata la possibilità d’alcun recesso anticipato. Il contenzioso è stato definito con un costo per Tim pari alla “modica” cifra di 10.776.403 euro che entreranno nelle casse di Teodora. Il rilascio anticipato dell’immobile ha comportato un importante esborso per Tim, che dovrà lasciare l’immobile ma anche sostenere i costi per il trasferimento del personale nelle altre sedi.
Ecco due volti “immobiliari” d’una Roma dai contrasti sempre più stridenti. Una reclame di qualche anno fa recitava “necessita cambiare velocemente, anche più volte al giorno, il proprio modello di business”…oggi aggiungiano che sempre più gente rimane indietro.