Tim, cambio al vertice: il cda scarica l’amministratore Genish

    Ancora si assiste ad un cambio di poltrona in Telecom: il cda della società di telecomunicazioni ha tenuto un meeting in via del tutto eccezionale stamane a Roma e, secondo quanto trapelato dai media e poi confermato da un comunicato ufficiale, ha negato la sua fiducia all’amministratore delegato, Amos Genish. Nei primi istanti si era detto che Genish si era dimesso volontariamente, poi invece è sbalzata fuori la notizia dell’interruzione dei rapporti dentro il consiglio di amministratori. Una nota di Tim specifica infatti che il cda “ha revocato con decisione assunta a maggioranza e con effetto immediato tutte le deleghe conferite al consigliere Amos Genish e ha dato mandato al Presidente di finalizzare ulteriori adempimenti in relazione al rapporto di lavoro in essere con lo stesso”.Adesso i compiti da ad sono passati proprio al presidente del cda, Fulvio Conti, anche se fonti non ufficiali davano la possibilità di una elezione interna con la scelta di Rocco Sabelli o di Alfredo Altavilla come successore di Genish. “Il presidente del comitato nomine e remunerazione ha provveduto alla convocazione dello stesso comitato per gli adempimenti di sua competenza relativamente alla individuazione del nuovo amministratore delegato”, questo quanto trascritto nella nota ufficiale, specificando che “è stata convocata una nuova riunione del consiglio di amministrazione per il giorno 18 novembre 2018 al fine di provvedere alla nomina di un nuovo amministratore delegato”. Infine il comunicato termina con: “Il consiglio di amministrazione ringrazia Amos Genish per il lavoro svolto nell’interesse della società e di tutti i suoi stakeholders in questi quattordici mesi di intensa attività”. Ma le cortesie di rito non offuscano la spaccatura tra il manager e il socio americano. Stando a Bloomberg, il fondo attivista Elliott – che detiene la quota maggioritaria dell’azienda – non è stato convinto del piano di Genish di scorporare la rete tenendone la leadership, invece che lasciarne andare più del 51 per cento. A Vivendi, ormai in aperta polemica con il fondo statunitense, non resta altro che convocare un’assemblea per ristabilire il controllo della governance. Negli ultimi tempi, infatti, la questione scottante della ex monopolista della rete è il piano appoggiato dal governo per garantire l’unificazione delle reti di Tlc e sviluppare la fibra ottica, che permette velocità di navigazione maggiori. L’intento è formare una rete unica tra Telecom e Open Fiber in una struttura che sia capace di coltivare le risorse per velocizzare i processi della sostituzione del rame. Un progetto che ha ha ottenuto l’assenso dello stesso Genish, che da un tour in Cina per incontrare Huawei e sviluppare insieme il 5G, ha comunicato di volere però mantenere la guida della futura espansione. Il consiglio è giunto poi nell’ennesima fase di tensione tra i soci della compagnia telefonica, il cui titolo intanto sta risalendo in Borsa. Intorno alla figura dell’ad si consuma da tempo una situazione incerta: Genish è stato voluto dal socio che ha il pacchetto di maggioranza, la francese Vivendi, ma è stato poi confermato anche dal fondo Elliot che – anche grazie al 5% circa di capitale in mano alla Cdp – ha ottenuto il ribaltone del consiglio dopo l’ultima drammatica assemblea. Ma i battibecchi tra i soci non sono terminate, con i francesi che accusano il fondo di aver portato Telecom a una gestione peggiore del passato, con i risultati finanziari che non arrivano e il titolo in Borsa che si deprezza.