Se la prima è “Domani è un altro giorno”, la frase ormai ‘epica’ con la quale Rossella faceva calare il sipario sul film-epopea ‘Via col vento’, subito dopo segue l’altrettanto mitico “Ti ‘spiezzo’ in due”, il monito con il quale il ‘massiccio’ attore Dolph Lundgren (nei panni del russo Ivan Drago), guardava dall’alto in basso il povero Rocky Balboa (Sylvester Stallone), nel quarto capitolo filmico dell’omonima saga.
Una minaccia alla quale, solo oggi si scopre, seguirono i fatti: “Mi ha polverizzato”, ha rivelato l’attore americano (oggi 75enne), nell’ambito del documentario ‘The Making of Rocky vs. Drago by Sylvester Stallone‘
Era il 1985 e, dopo aver combattuto ‘eroicamente’ in patria, lo ‘Stallone italiano’ (questo il soprannome del pugile filmico, ispirato al campione italo americano Rocky Marciano), in piena guerra fredda, ’Sly’ pensò bene di trasporre sul ring – idea ripresa anche da Sting in un celebre video musicale – la sfida fra gli Usa e la Russia.
Così fu ingaggiato l’attore Lundgren il quale, cintura nera 4° Dan, il quale avrebbe così garantito maggiore spettacolarità nel portare i colpi micidiali che avrebbero dovuto mettere Rocky alla strette.
Per dare maggiore credibilità al ‘girato’, Stallone – che come al solito curava anche la regia – fece microfonare alcuni passaggi del combattimento, così da catturare il rumore sordo dei guantoni sulla pelle nuda, per accentuarne l’effetto scenico. I due iniziarono così a darsele di santa ragione, facendo però attenzione a non esagerare, fino a quando il ‘russo’, mal calcolando le distanze, centrò l’americano in pieno petto facendolo crollare al tappeto. Una sequenza ‘vera’, così come apparve sul grande schermo.
“Sul momento non ho sentito quel pugno – racconta Sly nel documentario – ma più tardi quella notte il mio cuore ha cominciato a gonfiarsi. La mia pressione sanguigna è salita a 260 e stavo per parlare con gli angeli. L’unica cosa che ricordo a questo punto è questo volo d’emergenza dal Canada (dove era allestito il set,ndr), a Santa Monica in Florida”. Lì l’attore venne ricoverato in terapia intensiva per ben 4 giorni. Poi, ricorda oggi ridendoci – “Mi risvegliai circondato da suore che pregavano per me…”
Max