Ancora un caso controverso nel quale religione e medicina si intersecano insieme, andando a sbattere l´una contro l´altra, mettendo cosí peró a rischio una vita umana.
E´risuccesso anora una volta, questo caso a Lignano dove l´intervento di medici e giudice ha permesso di salvare la vita a una bambina.
I genitori, testimoni di Geova avevano rifiutato la trasfusione di sangue. Ecco nel dettaglio cosa é successo.
Genitori rifiutano la trasfusione di sangue per la bambina per via della loro fede religiosa: “Siamo testimoni di Geova”. E la bambina vienesalvata grazie ai medici e al giudice.
I medici dell’ospedale di Lignano, dopo il no da parte dei genitori della bambina ad effettuare una trasfusione, hanno dovuto appellarsi al pubblico ministero che ha sospeso la loro potestà. I medici così hanno potuto salvarla.
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“Dottoressa, qui siamo in una situazione di urgenza assoluta. Non stiamo parlando di una scelta medica rimandabile o discutibile. Qui, se non ci muoviamo, la bambina morirà”.
Questo é stato l’appello accorato iniato dai medici dell’ospedale di Lignano al pubblico ministero di turno in Procura.
L’urgenza è dettata dal fatto che i genitori della bambina che dovevano operare non volevano che i medici le effettuassero una trasfusione.
“Siamo testimoni di Geova” hanno detto. Da li la decisione si scavalcarli per ragioni mediche.
Erano le 3 della notte tra lunedì e martedì. I medici si sono trovati una bambina in sala operatoria, ha meno di 10 mesi e una grave emorragia cerebrale.
Per intervenire i medici hanno bisogno di fare una trasfusione. I genitori, testimoni di Geova, si oppongono.
I medici provano una mediazione che non funziona. Allora si decide di chiamare i carabinieri e alla fine si scopre che la sola soluzione possibile è rivolgersi al pubblico ministero di turno in Procura, al Tribunale per i minorenni.
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Trovato presto una sorta di accordo con il pubblico ministero, i dottori riescono ad intervenire.
La trasfusione permette di salvare la bambina. Il giudice decide di sospendere a tempo la potestà dei genitori sulla piccola.
La vicenda ha inizio lunedì 23 settembre, quando la bambina, ricoverata a Gallarate dopo aver sbattuto la testa cadendo per terra, viene trasferita all’ospedale di Lignano.
La piccola ha un versamento alla testa e deve essere operata. I medici preparano la sala operatoria, chiamano gli specialisti e iniziano l’intervento.
L’operazione chirurgica procede regolarmente, ma a a un certo punto i chirurghi necessitano di praticare una trasfusione.
Per poterla fare escono e, come da prassi, chiedono l’autorizzazione ai genitori.
Che però, obbedendo a un precetto della propria religione, rispondono che non daranno il loro assenso.
L’opposizione dei genitori non viene superata neppure quando i medici spiegano che la bimba, senza trasfusione, potrebbe morire in sala operatoria.
La discussione diventa molto tesa. Tanto che i medici, di fronte a quel rifiuto così categorico, chiamano appunto i carabinieri e da li ci si rivolge al magistrato.
Poco dopo i medici possono tornare in sala operatoria per procedere con la trasfusione.
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