Ecco al terzo round fra la delegazione ucraina e quella russa, un incontro che, alla luce dei fatti e, soprattutto, da quanto dichiarato in questi ultimi giorni dalle due parti in conflitto, difficilmente riuscirà a fornirci quella speranza che andiamo inseguendo ormai da settimane.
Ad oggi, i due precedenti incontri (28 febbraio e 2 marzo, come quello di oggi, entrambi ospitati nel territorio ‘non neutro’ della Bielorussia), poco hanno aggiunto a quanto già richiesto dallo stesso Putin all’inizio dell’invasione, anche se, ha tenuto a rimarcare Leonid Slutsky, negoziatore russo: ”durante il secondo round, la parte ucraina ha dimostrato capacità negoziale. Si rendono conto che è in gioco la vita della popolazione, questa è la nostra comune priorità”.
Terzo round: la delegazione russa esordisce ribadendo quanto richiesto da Putin, gli ucraini si affidano alla comunità internazionale
Ed in questi momenti, mentre sulle principali città ucraine continuano a piovere bombe – ed i ‘corridoi umanitari’ sono in realtà poco praticabili – sul tavolo di Belovezhskaya Pushcha, i rappresentanti del Cremlino si sono seduti affermando che Mosca è pronta a fissare le ostilità “in qualsiasi momento”, sempre però a patto che Kiev riconosca le precedenti condizioni (“denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina, il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e, dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk poste).
Richieste puntualmente rigettate dal presidente Zelensky che anzi, ancora oggi è tornato a chiedere alla comunità internazionale la chiusura dello spazio aereo, e la dotazione di aerei da guerra. Richieste che non possono essere accettate perché di fatto significherebbero una dichiarazione di guerra alla Russia con tutto l’orrore che deriverebbe.
Terzo round: in realtà Putin punta anche al ‘coinvolgimento’ della Cina, che della Turchia, per avere ragione del suo ‘status’
La sensazione generale è che per quanto le due delegazioni possano trovare qualche punto d’incontro, in realtà poco significherebbe sullo scacchiere internazionale, ormai ‘coinvolto’ dalle gesta del presidente russo. Dunque, se non ‘anche’ con il coinvolgimento cinese da una parte (e la disponibilità è stata data), e della Turchia dall’altra, con l’Europa e gli Stati Uniti ‘allertati’, Putin mira da una parte a rivendicare un ruolo di rilievo nel mondo mentre, dall’altra, vorrebbe uscirne non ‘perdendone la faccia’ e, soprattutto, pagando il meno possibile in termini economici.
Il ministro degli Esteri turco: “Il 10 marzo terremo un incontro trilaterale con i miei omologhi russo e ucraino“
E a restituire speranze in questo senso, quanto dichiarato stamane da Mevlut Cavusoglu, ministro degli Esteri turco il quale avrebbe affermato all’agenzia di stampa Anadolu, che “Il 10 marzo, a margine del Forum della diplomazia ad Antalya, terremo un incontro trilaterale con i miei omologhi russo e ucraino“. Ieri ha infatti avuto luogo un lungo colloquio telefonico fra Vladimir Putin ed il presidente Recep Tayyip Erdogan e, a quanto svelato, dal Cremlino è stata espressa la volontà di giungere ad un negoziato, purché ‘equilibrato’ rispetto alle motivazioni che hanno costretto Mosca a questa “operazione militare speciale”.
Erdogan chiede e a Putin di “Spianare la strada per la pace insieme” e si dice “pronto a contribuire con mezzi pacifici”
Dal canto duo Erdogan si è speso con insistenza a favore di un immediato cessate il fuoco, sia per le ovvie conseguenze umanitarie, che per quelle ‘politiche’, specie nel momento in cui si andrà a discuterne ‘tutti insieme’ intorno ad un tavolo. Un consiglio ‘saggio’: dare un segnale di collaborazione aiuterebbe a ragionare in un clima più disteso, che probabilmente indurrebbe anche la comunità internazionale ad essere anche un più ‘conciliante’. Ad ogni modo, dopo che il presidente turco ha invitato entrambi le parti “spianare la strada per la pace insieme”, come ha scritto l’agenzia di stampa Anadolu, ha poi tenuto a rimarcare che “La Turchia è pronta a contribuire con mezzi pacifici“.
Max