Anticipare la terza dose a 5 mesi dalla seconda invece che dopo 6 mesi, come proposto dall’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, “si può fare, c’è l’urgenza di praticare la dose di richiamo dopo le prime due”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata.
“In questi giorni, osservando per esempio quel che accade nel Regno Unito, stiamo notando che, pur in assenza di misure di contenimento, in Inghilterra si registra attualmente un trend diverso da quello visto nelle settimane precedenti. Mi risulta evidente – spiega Minelli – come una simile contingenza, più che all’uso incondizionato di mascherine all’aperto (che nel Regno Unito hanno dismesso oramai da tempo), sia connesso a una ‘palizzata immunitaria’ che lì si è creata, magari anche grazie al gran numero di contagi dei mesi scorsi che hanno potuto generare grosse sacche di immunità naturale, ma soprattutto grazie alla produzione anticorpale sviluppatasi a seguito della vaccinazione con terza dose. Una campagna vaccinale che, nel Regno Unito, è partita a settembre coinvolgendo tutti gli over 50 e che si svolge con semplicità assoluta e senza alcuna formalità”.
“Queste misure, a mio parere, non solo evitano un declino ineluttabile dell’immunità precedentemente acquisita – avverte Minelli – ma addirittura rinvigoriscono ed efficientano in maniera esponenziale le potenzialità difensive di un sistema immunitario oramai iper-allenato e con una memoria recente di contatti già avuti con l’antigene virale”. Tutto ciò “depone per l’urgenza di praticare la dose di richiamo dopo le prime due”, rimarca.