La terza dose di vaccino contro il Covid dovrebbe essere data alla maggior parte della popolazione. “Stanno continuamente emergendo dati che corroborano il fatto che il richiamo, presto o tardi – sottolinea Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell’Agenzia europea del farmaco Ema – , dovrebbe essere dato alla maggioranza della popolazione per ripristinare la protezione che abbiamo visto inizialmente dopo la vaccinazione primaria” contro Covid.
“I diversi Stati membri stanno mettendo in atto campagne leggermente differenti, pur se tutte con l’obiettivo di assicurare che i vulnerabili, che sono più a rischio, vengano protetti col booster quando questo rischio di infezioni breakthrough (contagi che ‘bucano’ la protezione vaccinale, ndr.) diventa troppo alto e inaccettabile”, ha osservato l’esperto, evidenziando come la situazione sia in continua evoluzione e sempre più dati indicano che il booster, prima o poi, potrebbe dover essere somministrato in maniera più ampia a livello di popolazione generale.
“Stanno cominciando a emergere dati rispetto all’impatto del booster” del vaccino anti-Covid “nella vita reale e segnalano che la dose booster può ripristinare la protezione contro l’infezione e la malattia, in tempi di variante Delta dominante. Ci si aspetta che il richiamo riporti ai livelli originari di protezione, che vediamo dopo il completamento della vaccinazione primaria, incluso appunto la protezione dall’infezione che è importante per ridurre la circolazione di questo virus”.
Ma è possibile definire esattamente quando declinano gli anticorpi dopo la seconda dose e quando non siamo più protetti? “Stiamo monitorando veramente da vicino tutti gli studi che stanno emergendo sia sul fronte immunologico che su dati dalla vita reale – ha detto l’esperto – E quello che vediamo è che la protezione inizialmente piuttosto elevata, in particolare con i vaccini a mRna, nel tempo tende a diminuire soprattutto contro l’infezione e la malattia lieve, mentre la protezione contro la malattia grave si mantiene per un più lungo periodo di tempo e nel complesso è ancora piuttosto notevole nella maggioranza della popolazione. Osserviamo anche che gli anticorpi che tendono a decadere piuttosto rapidamente nel tempo stanno guidando questa riduzione nella protezione” contro contagi e malattia lieve.
“Ma va sottolineato – ha puntualizzato Cavaleri – che la protezione non crolla a zero all’improvviso: c’è un continuum nel decremento, ma una protezione rilevante può essere mantenuta nel tempo. E ci si attende che il booster ripristini la protezione iniziale. Ora stiamo imparando esattamente quando questa dose booster dovrebbe essere data, prima di tutto ai vulnerabili e anziani che a causa dell’immunosenescenza mostrano una diminuzione nel livello degli anticorpi più veloce rispetto agli adulti più giovani”.