(Adnkronos) –
“È una decisione offensiva, per le sue motivazioni, nei confronti delle vittime”. Il giudice di Milano Guido Salvini che si è occupato dei maggiori processi legati al terrorismo in Italia e che ha dato giustizia al poliziotto Antonino Custra, così commenta, con l’Adnkronos, la decisione della giustizia francese di negare l’estradizione per dieci ex terroristi tra cui Raffaele Ventura, 70 anni, ex Formazioni Comuniste Combattenti, che dovrebbe scontare 20 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere, ucciso il 14 maggio 1977 in via De Amicis a Milano, durante una manifestazione.
“La Chambre d’accusation ha negato l’estradizione perché i 10 terroristi, quasi tutti i responsabili di omicidi in una guerra dichiarata solo da loro, erano stati giudicati in contumacia. Ma non di contumacia si dovrebbe parlare ma una scelta di latitanza in quanto tutti per trent’anni si sono fatti beffe della giustizia italiana stabilendosi indisturbati in un paese vicino, legato al nostro da tanti vincoli ma che non ha compreso il desiderio di giustizia del nostro Paese. Si accenna poi a ragioni ‘private e familiari’ degli ex terroristi, motivazione che appare priva di rispetto per i familiari delle vittime che hanno avuto, loro sì, la vita sconvolta senza alcuna colpa”, aggiunge il giudice che non condivide le ragioni dei colleghi d’Oltralpe.
“Non si trattava con la richiesta di estradizione, che è stata ingiustamente chiamata una vendetta dello Stato, di far rivivere l’epoca degli Anni di piombo. Semplicemente l’estradizione avrebbe avuto il risultato simbolico ma fortemente significativo sul piano etico che i condannati fossero costretti a rientrare nel loro paese da cui erano fuggiti dopo i loro crimini”, spiega Salvini. “Non dubito che tutti da molto tempo abbiano abbandonato le scelte passate, ma non dimentichiamo che la giustizia italiana ha già dimostrato di essere perfettamente in grado di comprendere il distacco da queste scelte ed infatti tutti gli ormai ex terroristi che erano stati condannati negli anni ’80- ’90 hanno goduto di ampi benefici penitenziari e sono tornati in libertà. Un trattamento ragionevole da cui anche i fuggiaschi in Francia, anche per ragioni di età e di salute, non sarebbero stati certo esclusi”, sottolinea il giudice Salvini.
E con riferimento a Giorgio Pietrostefani, anche lui tra i dieci che non torneranno in Italia, “questa decisione allontana la completa verità sull’omicidio Calabresi, sapere come quell’omicidio di cui ancora si parla e che sembra ancora sospeso nel presente, fu non solo eseguito ma deciso e organizzato. Una verità che Pietrostefani ben conosce e che si è sempre rifiutato di offrire, sottraendosi ad una scelta civile e morale che chiuderebbe finalmente almeno quella pagina e forse potrebbe avere un effetto a catena su altre pagine di quegli anni” conclude il giudice milanese Guido Salvini.