(Adnkronos) – Ad Antiochia “la situazione è drammatica, una città devastata”. Così all’Adnkronos Salute Sara Montemerani, medico specializzato in medicina d’urgenza-emergenza, racconta il suo lavoro tra le macerie del terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria. Sono molte le squadre di soccorso partire dall’Italia per cercare salvare chi è ancora sotto le macerie. La dottoressa, associata della Simeu (Società italiana di Medicina di emergenza-urgenza,) è arrivata in Turchia subito dopo il terribile terremoto. La squadra di cui fa parte Montemerani è riuscita a salvare un giovane infermiere rimasto incastrato sotto le macerie di un palazzo crollato. C’è un rischio di focolai di malattie infettive? “Il rischio di infezioni aumenta progressivamente nei giorni successivi al disastro. Le prossime settimane saranno impegnative anche su questo fronte”, conclude.
In Italia arrivano immagini strazianti di bambini, “purtroppo ne troviamo molti deceduti. Soltanto alcuni feriti”, racconta la dottoressa. Dopo quanti giorni finisce la speranza di trovare sopravvissuti sotto le macerie? “Normalmente entro qualche giorno è improbabile trovare sopravvissuti sotto le macerie – risponde – Ci sono però state esperienze passate che hanno dimostrato che in realtà il tasso di sopravvivenza può essere maggiore del prevedibile anche a distanza di tempo. Pertanto la speranza rimane viva”.
Quali sono le maggiori difficoltà con le quali dovete confrontarvi come medici ed infermieri? “In una missione all’estero sicuramente la barriera linguistica e l’organizzazione sanitaria locale”, osserva Montemerani. Cosa manca principalmente? Cibo? Acqua? Attrezzature? Medicinali? “Essendo un team organizzato anche per lavorare in missione all’estero è prevista una dotazione di rifornimenti di base. Naturalmente – conclude – i primi giorni di insediamento rimangono comunque impegnativi e difficili perché mancano anche le risorse del territorio locale”.