(dall’inviata Silvia Mancinelli) – Nel quinto anniversario oggi del terremoto che ha distrutto Amatrice portandosi via 299 persone, i cantieri si alternano alle macerie e a case rimaste ‘congelate’ alle 3.36 di quella notte di morte. Le impalcature e le pareti picchettate, le finestre di villette aperte su muri mai rimessi in piedi. I sassi, la polvere, il campanile e quel che resta del convento. Le strade transennate, l’ospedale che rinasce dalle sue stesse ceneri. Presente al campo sportivo il premier Mario Draghi. Qui, con temperature ben oltre la media, si svolge la cerimonia commemorativa. Come l’anno scorso, quando venne l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, tante sono le sedie riservate ai residenti e rimaste vuote.
Tra il parco Giovanni Minnozzi e il palazzetto dello Sport è tutto un pullulare di poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco: con Draghi, anche il commissario straordinario per la ricostruzione Giovanni Legnini. Nelle casette, ancora quelle che dovevano essere provvisorie, sono invece chiusi i residenti, rimasti svegli come ogni anno per la veglia notturna.