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Teramo, micro telefoni nascosti negli slip a colloquio in carcere con il marito: denunciata

Si è conclusa con una denuncia la visita al marito nel carcere di Teramo. La donna infatti è stata scoperta dagli agenti della polizia penitenziaria con due micro-telefonini nascosti negli slip. A darne notizia è il Sappe sindacato autonomo polizia penitenziaria.

Secondo quanto riferito dal sindacato, la donna lunedì mattina si è presentata presso la Casa circondariale di Teramo, per effettuare un colloquio con il marito detenuto. Ma aveva nascosto, nelle parti intime, due micro-telefonini, che non sono sfuggiti al controllo del personale addetto della Polizia Penitenziaria. Gli apparecchi sono stati sequestrati e per la donna è scattata la denuncia.

Teramo, micro telefoni nascosti negli slip a colloquio in carcere con il marito: denunciata

“La donna aveva nascosto i telefonini nelle parti intime ma l’escamotage non è passato inosservato ai rigidi controlli da parte del personale. Il Sappe si congratula con il personale addetto al Servizio ‘Colloqui’ per la professionalità dimostrata ancora una volta evitando che apparati tecnologici non consentiti entrassero nelle possibilità dei detenuti per farne uso di ulteriori traffici illeciti. La donna è stata denuncia all’autorità giudiziaria ai sensi dell’articolo 391 ter del codice penale” spiega il segretario Sappe Giuseppe Pallini. .

Sono 3.606 i cellulari sequestrati nel 2023 in tutta Italia

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe “è del tutto evidente e palese che il quotidiano rinvenimento di telefoni cellulari in carcere assume un vero e proprio problema di sicurezza nazionale, che non può continuare ad essere trascurato. Schermare tutte le carceri della Nazione, a cominciare da quello di Castrogno, non è più differibile”.

“Pensate che sono stati 3.606 i cellulari sequestrati in totale nel 2023 in tutta Italia: e i boss continuano a impartire ordini all’esterno, a minacciare, ad eludere la detenzione, come ha anche recentemente evidenziato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Questi numeri dovrebbero preoccupare tutti, non solo noi che rappresentiamo le donne e gli uomini che lavorano nella prima linea delle carceri, e che imporrebbero una immediata presa di posizione da parte degli uffici ministeriali dell’Amministrazione penitenziaria”.