Sotto accusa, per quanto riguarda la manovra, le norme che prevedono tagli e mobilità per i dipendenti provinciali. Sono iniziate ieri e proseguono oggi, infatti, occupazioni simboliche delle sedi delle province e i sindacati fanno sapere di essere pronti a occupazioni a oltranza. “Oggi – annunciano in una nota congiunta le sigle della p.a. – la mobilitazione si estende a tutte le Province italiane, e senza un intervento del Governo, un passo indietro su provvedimenti dannosi e insensati, non si fermerà’’. “Chiediamo al Parlamento di evitare il peggio, alle Regioni di fare la loro parte”, proseguono nella nota i segretari generali di Fp-Cgil, Rossana Dettori, di Cisl-Fp, Giovanni Faverin e di Uil-Fpl, Giovanni Torluccio, rilanciando la mobilitazione dei lavoratori delle province “contro il rischio di esuberi per 20 mila lavoratori a tempo indeterminato e del licenziamento per oltre 2 mila precari” La protesta si estende anche contro i “pesanti tagli previsti in Legge di Stabilità”. Tagli che per i sindacati “mettono a rischio il funzionamento dei servizi di area vasta, dalla sicurezza scolastica alla tutela ambientale, passando per la viabilità e le politiche attive sul lavoro”. Insomma, avvertono, “la mobilitazione che è cresciuta in queste settimane oggi raggiungerà il suo apice in tutto il Paese, dopo le prime occupazioni di ieri”. E assicurano: “Senza un dialogo vero la mobilitazione continua”. Le sigle del pubblico impiego spiegano di volere “un riordino vero”, ma, aggiungono, “il Governo abbandoni certi toni”.