Fino al 6 Dicembre al Teatro Argentina di Roma, Luca Zingaretti inscena The Pride di Alexi Kaye Campbel, nella traduzione di Monica Capuani. Oltre ad esserne lo sceneggiatore, Zingaretti interpreta anche il ruolo di Philip, uno dei tre personaggi principali. La storia si esplica su due livelli, due epoche storiche diverse e in qualche modo lontane e vicine al tempo stesso. Siamo nel 1958, a Londra, due anni dopo la catastrofe ambientale del grande smog, una Londra inquinata e caotica, in cui Sylvia, una ex attrice, ha deciso di dedicarsi alle illustrazioni di un libro per ragazzi di un certo Oliver, che lei presenterà al marito quella sera. Siamo anche nella Londra del 2015, una realtà fredda e difficile, dove Oliver e Philip entrambi appartenenti alla realtà giornalista, luno un giornalista e laltro un foto reporter, hanno appena rotto. Mentre Sylvia cerca di scoprire i motivi di questa rottura. Le due storie si intrecciano, le problematiche, le domande, le sofferenze e le incontinenze emotive dei nostri personaggi proseguono con un filo continuo che va dal 1958 al 2015. Svelando una verità che ci appartiene universalmente, a noi spettatori, a loro attori, ornamento effimero lo scenario e la trama in cui sono collocati. La risposta che gli attori stanno cercando è sul senso delle loro vite, su come le loro scelte possano influire su questo senso e ribaltarlo. Il tutto interpretato da Valeria Milillo (Sylvia), Maurizio Lombardi (Oliver), Alex Cendron (Luomo, Peter, il dottore). La scenografia (di Andrè Benaim), i costumi (di Chiara Ferrantini), le luci (di Pasquale Mari) e le musiche (di Arturo Annecchino), contribuiscono a creare un atmosfera reale ed estemporanea che arriva fino allo spettatore facendolo riflettere sul senso della sua vita.