Man mano che il pennellino spazzava via la polvere ’secolare’ che li avvolgeva, il team di ricercatori dell’Università del Molise non credevano ai loro occhi: la zanna, un molare e altri frammenti ritrovati, non potevano che appartenere ad una specie di mammut. Nello specifico, caso unico in quest’area della calabria settentrionale, i resti dello scheletro dellelefante preistorico (Elephas antiquus), rinvenuti nella Sila cosentina – che saranno poi puliti e restaurati nel laboratorio archeologico dellAteneo molisano – sono gli unici mai recuperati prima tra le antiche rocce che avvolgono il lago di Spezzano. In particolare, si tratta di una specie cugina del mammut, un animale alto 4 metri al garrese. Di contro, non sono però state trovate presenze di antichi cacciatori, anche se c’è da dire che le ricerche sono appena all’inizio. L’enorme pachiderma sarebbe morto sulle sponde del lago per cause naturali, e si contnua a scavare per recuperare gran parte dello scheletro, ancora nascosto fra i sedimenti.
M.