Tra i recenti provvedimenti presi dal Governo in nome di un sostegno alla ripresa economica, in tutti gli ambiti, dopo la crisi scatenata dal lockdown resosi necessario a fronte della diffusione dell’emergenza Coronavirus, si è registrato come noto anche quello relativo alla cosiddetta tassa sulle scommesse.
Come noto, si tratta di un indirizzo governativo che mira a realizzare degli introiti aggiuntivi volti a sostenere tutte le competizioni sportive, a partire dal calcio, che hanno sofferto perdite enormi in questa fase della pandemia. Un provvedimento che non è piaciuto alla Lega Operatori di Gioco su canale online (LOGiCO).
La quale, non ha avuto certo parole al miele in riferimento a questa iniziativa.
La Lega Operatori di Gioco su canale online (LOGiCO) ha definito la nuova tassa sulle scommesse sportive inopportuna e insostenibile dal punto di vista economico, giuridico, e in nome dei principi di equità fiscale e di lotta all’illegalità.
“La tassa non è per nulla collegata alla crisi, ha detto Moreno Marasco, presidente di LOGiCO, ma è una proposta strumentale, storicamente ricorrente e messa dalla FIGC sul tavolo della discussione emergenziale, per tentare di risolvere i problemi strutturali del sistema–calcio italiano, ipotizzando una compartecipazione che avrebbe creato un conflitto di interessi intollerabile fra calcio e scommesse, contraria a qualunque logica anti-matchfixing”, hanno chiarito dalla LOGiCO.
Ma esattamente cosa prevede il provvedimento?
Aggiornamento ore 1.12
Come noto, La novità è contenuta nel Decreto Legge n.34, ovvero il Decreto Rilancio, che prevede la nascita di un Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale (anche detto “Salvacalcio”) collegato al Ministero della Gioventù e dello Sport.
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Si prevede in tal senso un prelievo addizionale dello 0,5% sulla raccolta delle scommesse sportive che fanno riferimento ad eventi di qualsiasi tipologia, tra cui anche scommesse online e al dettaglio.
Una conseguenza della tassa dello 0.50% della raccolta è stata definita da alcuni come “cappotto fiscale del betting exchange del 111%”. Per betting exchange si fa riferimento agli scambi scommesse degli utenti. Ovvero?
In buona sostanza è la porzione del settore nella quale il giocatore può decidere di vestire anche i panni del banco (che nell’exchange non esiste). Secondo una analisi di alcuni organi specializzati come il Sole 24 Ore “su ogni 100 euro raccolti il betting exchange ha una marginalità media di 55 centesimi, ma tra prelievo ordinario e quello straordinario dello 0,5% per finanziare la Cig dei calciatori il Fisco stacca una cedola da 61 centesimi di euro”.
Con il passaggio della tassazione dall’attuale 24% al 111% applicato sui profitti, gli operatori, si ipotizza, potrebbero andare in perdita.
Ecco dunque la ragione della opposizione al tassa sulle scommesse sportive dello 0,5% sul fatturato.
aggiornamento ore 4,54
Come risaputo il governo punta a racimolare 90 milioni di euro per aiutare la ripresa dello sport stoppato dal Coronavirus.
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Nello specifico questa tassa verrebbe pagata su base trimestrale entro il 31 dicembre 2021. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ipotizzato introiti pari a 40 milioni di euro nel 2020 e a 50 milioni nel 2021.
Dal fronte ‘sport’, da tempo si parla di una riduzione dei ricavi del 59,3% nel solo scorso marzo, per 75,3 milioni di euro di perdite, e di altri 20 milioni di perdite nel mese di Aprile.
Aggiornamento ore 10.14